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VARGAS E CASSANI: DUE FACCE DELLA CONTESTAZIONE

di Marco Conterio

Audace. Mica solo il Legnaia, s'intende. Perché per andare davanti ai tifosi con l'indice in alto, su naso e bocca, è gesto impavido. Juan Manuel Vargas non si tira indietro, nonostante i fischi dei tifosi. Perché adesso il peruviano è il bersaglio grosso, quello preferito dalla Curva per riassumere tutta l'insoddisfazione e lo scoramento di una città. Un sorso d'umiltà che il sudamericano non è riuscito a buttar giù. Anzi: faccia tosta, nonostante una discreta dose di fiaschi stagionali, ha risposto a muso duro a una tifoseria che sinora ha visto poco gioco ed ancor meno risultati e cuore.

"Ci è servito". Ecco. Mattia Cassani, invece, in versione nazionalpopolare, interpreta comunque nel giusto modo il confronto coi tifosi. Che talvolta eccedono nel termine ma che hanno il diritto di fischiare e contestare, purché tutto resti nei confini della civiltà. Due facce di un confronto, quelle sulla sinistra e sulla destra viola, che raccontano anche di uno spogliatoio che sembra altrettanto non viaggiare sullo stesso binario. Adesso tocca al campo: il segnale più forte deve arrivare come sempre da lì, dopo le contestazioni chiare e cristalline dei tifosi. Davanti ai quali, anziché chiedere silenzio, forse sarebbe meglio prendere, incassare e portare a casa. Come i tre punti da Novara. Poi, risultati in cascina, anche rispondere può essere cortesia gradita.