.

VISTA IN TRASFERTA, Increduli e perplessi

di Redazione FV

Dopo una settimana difficile tra frasi inopportune sul futuro dei talenti, sconfitta in Europa e striscioni contro l'allenatore, come sempre avviene, la tifoseria affronta una trasferta ostica soprattutto per il posticipo nel giorno feriale. Pochi i pullman organizzati, in tutto cinque, la maggior parte si sposta con mezzi propri. Come ormai succede da anni il settore ospiti è situato nel terzo anello, con l'interminabile rampa da percorrere per arrivare nella "piccionaia" della Scala del calcio. Il totale dei supporter al seguito della squadra sono circa seicento, considerando anche il secondo anello inferiore. Anche se lo stadio è coperto in tutti i settori già nelle fasi del riscaldamento un forte e pungente vento metteva a dura prova i presenti, anche se non attutiva o affievoliva i cori incessanti.

La sorpresa della serata, anche se la distanza dagli spalti verso il rettangolo di gioco resta infinita, è la mancanza delle reti di protezione tra i settori con una buona visuale. La formazione titolare parte con il modulo del 4-2-3-1: Tatarusanu, Salcedo, Gonzalo, Astori, Milic, Badelj, Borja Valero, Tello, Ilicic, Bernardeschi, Kalinic. I padroni di casa dopo pochi minuti sono in vantaggio con Brozovic, la difesa quasi inesistente, ma il peggio è che raddoppiano con Candreva, con Tatarusanu che non vuole essere meno del suo reparto. Quando il display del tabellone indica il diciannovesimo, terzo goal di Icardi che manda a spasso ancora la difesa viola. Sugli spalti la disperazione è totale, un inizio da incubo con il triste presagio di una goleada che sarebbe la massima umiliazione. Senza parole e pietrificati dallo shock iniziale i tifosi continuano a incitare la squadra che sembra riprendersi dal tracollo inaspettato e si avvicina verso la porta degli avversari.

Il fallo di Miranda su Gonzalo in area fa gridare al rigore, che non viene ravvisato dall'arbitro Damato, l'inizio di una serie di errori incredibili per penalizzare la squadra viola. Al trentaseiesimo Kalinic dalla parte opposta gonfia la rete e riporta la speranza di riaprire la gara. Poco prima dell'intervallo un fallo di Gonzalo su Icardi viene punito con il rosso diretto, non si riesce a capire il motivo e non sembra un fallo da espulsione.  Dopo questa debacle il primo pensiero unanime è che a fine gara possa succedere un terremoto e che qualcuno si prenda le proprie responsabilità affinché non si arrivi al peggio. Nella ripresa il primo cambio per mister Sousa esce Milic per Tomovic. La Fiorentina anche se in inferiorità numerica non si arrende e inizia a creare azioni di gioco spesso interrotti da falli sistematici dei neroazzurri, paradossalmente meglio che nel primo tempo.

La temperatura continua a scendere, il freddo quasi insopportabile, ma il diagonale di Ilicic riporta quella fiducia e quell' entusiasmo di poter credere ad un miracolo. Il secondo cambio è Chiesa al posto di Bernardeschi. Ma è con l'ultimo cambio dell'esordiente Josua Perez per Tello, che le battute ironiche si sprecano. Qualcuno crede che lo speaker abbia sbagliato e aspetta la correzione sul tabellone, ma i pochi che confermano l'esordio restano esterrefatti. Dalla ennesima mancata ammonizione per fallo su Chiesa al contropiede dell'Inter con Icardi che porta a quattro le reti e chiude la gara. La squadra esce dal campo con gli applausi dei tifosi, che apprezzano la volontà e la determinazione almeno nella seconda parte.

Restano la delusione per una sconfitta pesante, l'atteggiamento irritante di una squadra che nelle gare fondamentali regala agli avversari almeno un tempo, la mancanza di personalità e di motivazioni. La reazione del secondo tempo e gli errori dell'indisponente arbitro che ha penalizzato non poco i viola, portano a rimpianti e rabbia, ma non possono trasformarsi in alibi. I tifosi increduli e perplessi nel gelo del Meazza archiviano un'altra serata amara, molte le domande senza risposta, medesime le considerazioni per scelte tecniche incomprensibili, inspiegabili i momenti di black out. I se, i ma, i perché si faranno alla fine, l'importante che prima della sosta di Natale non si ripetano gli stessi errori. La pazienza serafica dei tifosi in questa prima parte è stata messa a dura prova ma a tutto c'è un limite...