VISTA IN TRASFERTA, Un'autentica liberazione
Dopo aver espugnato e interrotto la scia negativa che non ci vedeva vittoriosi a S.Siro dal lontano maggio 2001, il calendario per noti motivi di cronaca fa slittare la nostra successiva trasferta. Si riparte il 25 aprile, giorno di festa, che diventerà alla fine una seconda data impressa nella memoria dei tifosi viola, per come è stata vissuta. Finalmente si parte da Firenze con due pullman organizzati, che associati a mezzi propri e a gruppi di tifosi che vivono a Roma e Napoli, in totale sugli spalti dell'Olimpico 134 presenze viola. Il ritrovo è fissato per le 9.30, la maggior parte di noi ha ormai come bagaglio migliaia di chilometri fatti per tutta la penisola dall'inizio dell'anno, ma con immenso piacere notiamo anche ragazzi e bambini alla loro prima trasferta, vista la relativa distanza.
All'interno dei tornelli proseguono i controlli accurati, fino a quando uno steward ci accompagna nel nostro settore, per l'esiguo numero della compagine viola veniamo sistemati nella tribuna Monte Mario, e non nel settore ospiti troppo vicino ad una delle due curve romaniste, sono le 14. Siamo ancora a sistemarci quando l'arbitro fischia l'inizio, dopo pochi secondi i nostri ragazzi si trovano nell'area della Roma e da un cross di Lazzari, Jovetic con un colpo di testa gonfia la rete, il tabellone segna il secondo minuto. La nostra gioia è indescrivibile, coinvolge anche gli steward che abbiamo accanto, i nostri cori incessanti echeggiano in questo maestoso stadio che rimane ammutolito. L'entusiasmo è misto alla preoccupazione, la partita è solo all'inizio, ma la reazione della Roma è minima, o forse la nostra squadra è compatta e tutti lottano e si sacrificano. Il nostro unico rammarico è vedere sprecate molte opportunità sia con Jovetic e Cerci, contiamo almeno tre palle goal. Alla fine del primo tempo siamo comunque soddisfatti per aver visto una grande prestazione. Cerchiamo di riprendere fiato per pochi minuti, la partita è ancora tutta da giocare.
Nella ripresa la Roma sembra più determinata, si ritrovano spesso sotto porta, i minuti sono rallentati, infiniti. Il nostro primo cambio è di Amauri per Cerci, che sinceramente non porta i movimenti sperati, un giocatore quasi impacciato, che non si inserisce nel gioco. Passano pochi minuti e al 70esimo da un tiro non certo pericoloso di Gago una deviazione di Totti, porta al pareggio. Ci sembra l'amara beffa di un destino atroce che ci perseguita, lo sconforto ci assale mentre l'Olimpico diventa ora un'autentica bolgia. Esce anche Jovetic per Ljajic, passando la fascia di capitano a Beherami, autentico beniamino della tifoseria, l'unico al quale, come sempre, vengono tributati cori personali di ovazione. Gli ultimi dieci minuti sono concitati, Amauri si infortuna ma l'azione continua, il nervosismo è in campo e negli spalti, viene sostituito da Olivera. Quando ormai la rassegnazione sembra prevalere, un'azione personale travolgente di Ljaic trova la conclusione con Curci che ribatte ma non trattiene, il pallone arriva sui piedi di Lazzari che a fine tempo ci regala il sogno della vittoria.
Siamo costretti a restare nel nostro piccolo spazio per più di un'altra ora, (all'esterno ci comunicano pare ci sia una contestazione dei tifosi romanisti) ma poco importa. Inizia ora la nostra festa, una vera e propria liberazione. Siamo impazziti dalla gioia, intoniamo in modo spontaneo una cantilena che associata ad una sorta di ballo di girotondi tra bicchieri di acqua che volano, sembra un rito propiziatorio o forse di ringraziamento, una pioggia artificiale che di colpo cancella la tristezza di un lungo e tormentato inverno, e ci riporta il sorriso, l'allegria, l'euforia. Si continua senza sosta, senza tregua, instancabili, ma felici di aver vissuto un sogno aspettato da venti lunghissimi anni...