VOGLIA DI LOTTARE
Mario Gomez protagonista contro la Juventus, magari in grado di decidere la partita regalando i tre punti alla Fiorentina. Questo uno dei sogni ricorrenti dei tifosi viola alla vigilia della sfida contro i bianconeri, un'immagine favorita e stimolata del resto dalla rete con cui il tedesco si è finalmente sbloccato a Cagliari e dal suo bel gesto liberatorio. Niente di tutto questo si è realizzato, Gomez a dirla tutta non è riuscito neanche a concludere a rete per impensierire Buffon e, in tal senso, era senz'altro lecito aspettarsi una risposta diversa, una brillantezza maggiore in fase offensiva. Del resto si parla di centravanti. Ma c'è un ma, e non è cosa di poco conto nel valutare la prestazione del tedesco nell'attesissima sfida del Franchi: Gomez ha mostrato carattere, voglia di correre e di sacrificarsi, voglia di lottare su ogni pallone e di rendersi utile con un lavoro sporco spesso raro per un attaccante. Tanto, probabilmente, da pagare dazio quando si è trattato, più semplicemente, di rivestire i panni della punta e di trovare la porta (e l'occasione mancata dopo l'assist di Mati Fernandez, da questo punto di vista, grida ancora vendetta).
Non solo il salvataggio di testa che ha impedito alla Juventus di passare in vantaggio, non solo la voglia di far valere il fisico anche in fase difensiva ma anche quella foga e quell'intensità di chi vuole caricarsi la squadra sulle spalle, di chi vuole mostrare tutta la propria personalità. Anche dall'alto dei tanti big match disputati in carriera. Tanti falli, ben cinque, uno scontro fisico con Chiellini senza esclusione di colpi: aspetti che distrattamente potrebbero essere stigmatizzati, liquidati come segni di frustrazione, ma che considerando anche il calvario attraversato dal tedesco fin dal suo arrivo in viola possono apparire persino come segnali da cui ripartire. Lo spirito da guerriero certo non basta, la carriera di Gomez parla di gol a grappoli e di un'abitudine più che mai rodata ad apporre la propria firma sul tabellino. Non basta ma è una base importante: quando il ritorno al gol, visto a Cagliari, e l'intensità messa in campo contro la Juventus riusciranno ad incontrarsi ecco che la Fiorentina potrà realmente dire di avere ritrovato, o meglio trovato per la prima volta, il suo Super Mario.