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ZARATE, Non è un crack ma una nota lieta

di Dimitri Conti

Ci aveva visto lungo Daniele Pradè, quando a fine gennaio, 'stuzzicato' da qualche collega, disse in maniera confidenziale che il vero crack del mercato di gennaio non sarebbe stato il tanto atteso Tello, ma bensì Mauro Zarate. Già proprio lui, quel giocatore che aveva tanto incantato con la maglia biancoceleste della Lazio al suo arrivo in Italia e che sembrava essersi perso nei meandri del suo carattere difficile, in unione con uno stile di gioco non proprio associativo. Un dribblomane, un funambolo del pallone, uno di quelli che, potesse, si scarterebbe tutta la squadra avversaria. Un giocatore che spesso è stato mal visto dagli allenatori, impegnati sempre a costruire basi per il gioco di squadra partendo dall'unione del gruppo. Mauro Zarate, come ha peraltro spesso sottolineato anche lo stesso Sousa, è uno di quei calciatori completamente fuori dagli schemi, di quelli che suscitano emozioni forti nei cuori dei tifosi, innamorati del suo modo di fare da bad boy dotato di una caratura tecnica superiore.

Ieri sera la prova del fantasista argentino è stata, soprattutto nel primo tempo, pienamente sopra la sufficienza, in un contesto di mediocrità generale che è costata la sconfitta ai ragazzi di Sousa. Maurito è stato anche in grado di realizzare la rete del momentaneo pareggio viola, abile a correggere in rete un miracolo di Karnezis sul suo colpo di testa iniziale. Ma soprattutto, fa riflettere il grigiore del momento che sta vivendo Nikola Kalinic. Anche ieri il croato, una volta subentrato a gara in corso, non ha lasciato alcuna traccia della sua presenza in campo, continuando ad alimentare così le preoccupazioni espresse dal popolo viola nei suoi confronti. E chissà che, in vista della bollente partita di domenica sera con la Juventus, gara che potrebbe in qualche modo alleviare i recenti dolori dei sostenitori gigliati in caso di esito positivo, le gerarchie del tecnico lusitano non possano cambiare e virare in direzione di Mauro Zarate da Buenos Aires. Estro e fantasia al potere dunque, per svegliare la Fiorentina da un torpore che potrebbe compromettere anche la prossima stagione, rischiando di dover partire in grande anticipo, e con due turni preliminari sulle spalle.