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ZOHORE, Quando essere cugini di Drogba non basta

di Andrea Giannattasio

Comincia tutto il 31 gennaio 2011. Vicino al gong finale del calciomercato invernale, la Fiorentina ufficializza in mattinata l'acquisto di Kenneth Zohore, talentuoso (e mastodontico) centravanti danese classe 1994, che arriva a Firenze con i crismi del campione in erba: e non solo per la nobile parentela con Didier Drogba (col quale Zohore è cugino di secondo grado) ma anche e soprattutto una prestigiosa apparizione in Champions League contro il Barcellona il 20 dicembre 2010, a soli 16 anni.

Corvino lo fa osservare ed impazzisce per lui, decidendo di portarlo a Firenze per una cifra intorno agli 850.000 euro (più o meno la stessa somma che tre anni prima il ds viola non aveva versato al Lumezzane per l'acquisto di Mario Balotelli per i ben noti motivi legati all'appartamento richiesto espressamente dal giocatore e negatogli dalla Fiorentina). I primi mesi in viola, nella Primavera di mister Semplici, sono buoni, con un Torneo di Viareggio in cui il danese si mette subito in mostra con due assist ed un finale di campionato in cui realizza quattro reti in dieci partite: non male per un giocatore così giovane proveniente da un campionato agli antipodi rispetto a quello italiano.

Il salto di qualità del giocatore però - per il quale la Fiorentina aveva a suo tempo predisposto un lungo contratto fino al 2015 con un ingaggio-top di 400.000 euro annui - non avviene nella stagione successiva: nelle 21 apparizioni in campionato, Zohore si ferma a quota 8 reti, quattro delle quali messe a segno nelle tre goleade collezionate dai ragazzi di Semplici contro Grosseto, Pro Vercelli e Livorno (5-0 in tutti e tre i casi). Adesso, per lui, si riaprono le porte della Danimarca, destinazione Brondby. Sperando che prima o poi, se è vero che buon sangue non mente, il talento e la classe del cugino Didier diano i propri frutti anche in Kenneth.