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IL BICCHIERE MEZZO PIENO

di Stefano Borgi

La prima impressione è stata quella di rivedere la Fiorentina di Mihajlovic: timida, paurosa, senza una minima idea di gioco. Probabilmente la "prima" Fiorentina di Montella che non tira in porta. La seconda è stata quella di una Fiorentina molto diversa da quella di Mihajlovic: compatta, coriacea, umile ed operaia. Sopratutto una Fiorentina che non ha perso la partita. Come, probabilmente, avrebbe fatto quella di Mihajlovic. La Fiorentina di Montella, questa Fiorentina reduce dalla battaglia di Dnipropetrovsk, ha sofferto, ha subìto, non è quasi mai riuscita a costruire una manovra degna di questo nome. Ma (lo ripetiamo con forza) non ha perso la partita. Qualcuno può dire: dobbiamo accontentarci? Dobbiamo esultare per un pareggio che ci allontana dalla testa della classifica? Che ci lascia a sette punti dalle posizioni che vogliono dire Champions League? Ebbene si, siamo contenti di una Fiorentina che (prendete carta e penna): gioca senza Gomez, senza Rossi (o quasi), senza Cuadrado (o quasi), senza Aquilani (purtroppo senza quasi), con Pizarro che c'è e non c'è, con Neto a metà tra un portiere d'albergo ed uno di calcio. Che, comunque, riesce a vincere le prime due partite di Europa League. E non contenta vince tre partite su sette in campionato, pareggia le altre tre, e ne perde solo una. Avete segnato? Ok, riepiloghiamo: la Fiorentina di oggi deve fare a meno del bomber conclamato, della seconda punta appena richiamato in nazionale, dell'esterno che (non più di 20 giorni fa) valeva 50 milioni di euro, del secondo nazionale che ama giocare a nascondino. In più deve fare i conti col regista, a volte valore aggiunto, più spesso croce e delizia in balia delle decisioni arbitrali. Insomma: per noi, a conti fatti, il bicchiere è mezzo pieno. Anche se dopo il pareggio dell'Olimpico la soglia è molto, molto sottile. Quasi impercettibile.

IN ATTESA DI MARIO - Quali le soluzioni perchè la soglia si alzi? Perchè il bicchiere diventi pieno a tutti gli effetti? In primis, che tornino i campioni. Che si rivedano i vari Gomez, e poi Rossi a pieno regime, il Cuadrado devastante delle prime giornate. E poi Pizarro che abbia fatto pace con le giacchette (ex) nere, Aquilani che smetta gli abiti del "principino". Dulcis in fundo Neto, che ogni volta da l'impressione di "svoltare" per poi ricadere nei soliti errori, non certo da squadra che vuole scalare l'Europa. Già, l'Europa. L'impressione è che la stagione della Fiorentina sarà tutta così, tra alti e bassi, tra luci ed ombre. E non mancano gli esempi: ricordate la Fiorentina di Bruno Giorgi? Era la stagione 89-90, in squadra fuoriclasse del calibro di Baggio e Dunga, eppure la squadra viola si salvò all'ultima giornata conquistando la finale di coppa Uefa. Chi ricorda la Fiorentina di Ranieri? Stagione '96-'97, Fiorentina che stenta in campionato (finirà nona), ma che allo stesso tempo conquista la semifinale di coppa delle Coppe. E poi la Fiorentina di Prandelli. Grande cavalcata in Champions League nella stagione 2009-2010 (ottavi di finale, al netto di Ovrebo) ma rendimento alterno in campionato con un finale a dir poco negativo: 3 pareggi e quattro sconfitte nelle ultime sette partite. Unica eccezione la Fiorentina (sempre di Prandelli) della stagione 2008-2009. Fu una Fiorentina meno brillante, meno spumeggiante delle precedenti, che però disputò il girone di Champions (va detto, subito eliminata) e allo stesso tempo si riqualificò per la Champions successiva (sul Genoa, grazie agli scontri diretti). Come si spiega? La spiegazione ha un nome ed un cognome: Adrian Mutu. Ovvero il campione, il fuoriclasse che sposta gli equilibri, che compensa lo sforzo del doppio impegno. Ecco perchè aspettiamo i vari Gomez, Rossi, Cuadrado, Pizarro... Se il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto, dipende solo da loro.