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ORA TOCCA A MARIO GOMEZ

di Stefano Borgi

Serve una scossa. La Fiorentina sonnecchia, dormicchia, si sgonfia alla prima difficoltà. Paga (tanto per cambiare) l'ennesima amnesia difensiva, stavolta senza diritto di replica. Sopratutto non da mai l'impressione di essere padrona del proprio destino. Insomma, serve una scarica. Attenzione, non è tutto da buttare, anzi... La Fiorentina è quarta in campionato, in finale di coppa Italia, negli ottavi di Europa League. Avercene di stagioni così. Però, quando mancano ancora tre mesi alla fine, tre mesi decisivi, i viola devono darsi una scrollata. Pena il fallimento di tutti gli obiettivi. Anche perchè da tutto a nulla, ci vuole poco... pochissimo. A questo proposito arriva la Juventus, e con lei il rientro di Mario Gomez. Eh già, per una volta (ma solo per questa volta) dobbiamo ringraziare l'arrivo della “vecchia signora”, come stimolo, come massima motivazione per ripartire, per ricominciare. Ve lo immaginate se domenica prossima ci fosse stato il Catania? E magari non ci fosse stato il doppio confronto con i bianconeri in Europa League? Cosa gli avresti detto a Borja e compagni? Dai su, domenica c'è Barrientos, e poi il “papu” Gomez, addirittura Lodi che è tornato a miracol mostrare. Animo, diamoci una mossa. E poi il giovedì dopo, magari una bella amichevole contro il Grassina! No, non scherziamo. Domenica all'ora di pranzo c'è la Juve di Tevez, Pogba, Llorente, c'è la cornice dello Juventus Stadium. Quattro giorni dopo c'è ancora Tevez, Pogba, Llorente, c'è di nuovo lo Juventus Stadium. Cambia la musica (quella europea al posto del campionato) ma non la sostanza, serve l'impegno massimale per vincere, per passare il turno, quantomeno per non fare brutte figure. La Fiorentina di oggi può rinascere solo così.

TOCCA A SUPERMARIO – Ok, il campionato è andato. Adesso vediamo di non farci rimontare dall'Inter, o ancor peggio da Verona e Parma (insomma, un po' di dignità...) Per il resto chiamiamo a raccolta le forze residue, le forze nuove. Le prime si chiamano: unione, compattezza, orgoglio, amor proprio, spirito di gruppo. Le seconde gravano su un solo nome: Mario Gomez. Mister 16 milioni, + 4 di bonus, deve (e sottolineo deve!) risultare il valore aggiunto, l'asso nella manica, la carta vincente nel mazzo di Montella. Lo impone la storia, il suo pregresso, il suo cartellino. Lo impongono le attese, quei 25.000 sugli spalti del Franchi che, nel giorno della sua presentazione, lo investirono delle loro speranze, dei loro sogni. In attesa di Pepito... ma quella è un'altra storia. Mario è rientrato ad Esbjerg, ha giocato da titolare sempre con i danesi a Firenze, ha messo minuti nelle gambe con Inter, Parma e Lazio. In totale 200 minuti circa, propedeutici alla grande impresa. Quale, dite voi? Mario (certo non per colpa sua) ha fino ad oggi deluso, è mancato, ha lasciato tutto sulle spalle (possenti) di Giuseppe Rossi ed Alessandro Matri. Adesso tocca a lui, deve dimostrare la bontà dell'investimento, deve rincuorare i Della Valle che cominciano a storcere la bocca. Mario Gomez ha una grande occasione, MARIO GOMEZ DEVE BATTERE LA JUVE. Con le buone o con le cattive. Se possiamo scegliere, meglio con le cattive. Ai posteri...