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TUTTO E' BENE QUEL CHE FINISCE BENE

di Stefano Borgi

Iniziamo dalla fine, dagli ultimi cinque minuti di recupero. Quando l'arbitro Banti ha spiegato il palmo della mano il pensiero è corso al Cagliari, ancora di più al Parma. E' corso a quei 4 punti malamente perduti, che sommati ai 18 attuali farebbero 22. Ovvero secondo posto in classifica alla pari di Juventus e Napoli. E invece stavolta la Fiorentina ha dimostrato di aver imparato dai propri errori, ha tenuto palla, è andata alla vecchia, cara bandierina, ha conquistato un paio di angoli propedeutici al raggiungimento del '95. Insomma, i viola hanno fatto esattamente ciò che fa una grande squadra in quelle occasioni: ha perduto tempo e ha vinto la partita. Andiamo ancora indietro, al 19' del secondo tempo. Cuadrado ha appena segnato il gol del 2-1, i viola hanno ribaltato una situazione che (dobbiamo dirlo) nel primo tempo non si era messa bene: Fiorentina lenta, distratta (cosa guardava Savic?), quasi sonnacchiosa, purtroppo una costante degli ultimi "primi tempi". Questione di approccio mentale, sembra... Montella dovrà lavorarci. A quel punto il pensiero è corso all'Inter, quando in vantaggio per 1-0 la Fiorentina si è fatta raggiungere e superare da un avversario ormai tramortito, ahimè rivitalizzato dalla dabbenaggine dei viola. Proprio quello che poteva succedere al Bentegodi contro il Chievo. E invece la Fiorentina si è messa lì, ha continuato a cercare il gol, ha congelato da par suo gli ultimi 27 minuti. Fino ai cinque di cui sopra... Un vero e proprio esame di maturità superato a pieni voti. Insomma: "Tutto è bene quel che finisce bene" diceva Shakespeare, che ha qualcosa in comune col machiavellico "Il fine giustifica i mezzi". E l'ultimo chiuda la porta, recitava Nick Carter in un SuperGulp d'annata. Sacro e profano mischiati insieme? Non proprio. Vediamo perchè...

E' UN'ALTRA FIORENTINA - Partiamo da un dato oggettivo: la Fiorentina gioca peggio dell'anno scorso. Altro dato oggettivo: la Fiorentina sta facendo meglio dell'anno scorso. A parte l'impegno europeo che i viola stanno ottemperando alla grande (passaggio al preliminare, tre vittorie su tre nel girone, qualificazione oramai in cassaforte...) la Fiorentina, oggi, ha tre punti in più del campionato scorso alla stessa giornata (la 9°, 18 contro 15). Non solo: oggi i viola vantano 19 gol fatti ed 11 subìti (differenza + 8), l'anno scorso eravamo fermi ad 11 fatti e 7 subìti (diff. +4). Senza contare che quest'anno i viola vantano Pepito Rossi capocannoniere con 8 reti, mentre l'anno scorso c'era il solo Jovetic a cinque. Gli avversari? In nove giornate la Fiorentina ha incontrato Juventus ed Inter, l'anno scorso aveva già affrontato le stesse Juve ed Inter più il Napoli alla 2° giornata. Differenze minime quindi, che avvalorano ancora di più il cammino dell'attuale Fiorentina. Però, c'è un però... La Fiorentina non gioca come l'anno scorso., il "Tiki-Taka" è un pallido ricordo, Pizarro è un pallido ricordo, Aquilani è un pallido ricordo. Il possesso palla è lento, macchinoso, mancano gli inserimenti, le verticalizzazioni. Eppure la Fiorentina è lassù. Certo c'è un Pepito in più, c'è il solito Cuadrado, il solito Borja, il solito Gonzalo, in attesa di Gomez. Cosa vuol dire tutto questo? Semplice: che è un'altra Fiorentina, che dobbiamo abituarci ad una squadra più cinica, più concreta, che sfrutta meglio i suoi solisti. Che ha un impegno internazionale da assolvere, che si riposa di meno, che si allena di meno. Che (forse) vincerà, e godrà di più. A qualcuno non torna? Problemi suoi.

E L'ULTIMO CHIUDA LA PORTA - Ci scusiamo, manca il riferimento a Nick Carter. Serve semmai qualcuno che chiuda la porta, nel senso che impedisca il passaggio degli avversari. Sopratutto sulle palle alte, sui cross dalla tre-quarti. Come quello del clivense Dramè sul quale Cesar ha colpito inesorabile. E attenzione, per una volta Neto non c'entra. Però non è la prima volta: Pinilla del Cagliari, Gobbi col Parma, l'anno scorso Jonathas del Pescara, Osvaldo con la Roma... la lista sarebbe lunga. Noi crediamo che a gennaio l'acquisto di un centrale difensivo, forte nel gioco aereo sarebbe la ciliegina su una torta quasi perfetta. E allora, davvero, l'ultimo (arrivato) chiuderebbe la porta.