Firenze snobba la Conference: un record negativo d'affluenza che c'entra poco coi risultati
Ottomilasettecentocinquanta. Questo il numero di biglietti venduti per Fiorentina-Dinamo Kiev, gara valevole per la quinta giornata della group phase di Conference League. L'impressione però è che al Franchi ieri sera ci fossero meno di ottomila presenti. Man mano che si avvicinava il fischio d'inizio in tribuna i pochissimi presenti, soprattutto quelli più stagionati, si confrontavano tra loro per trovarsi infine d'accordo su una percezione comune: mai vista una Curva Fiesole (trasferita in Ferrovia da più di un anno, ma il concetto è quello) così vuota come ieri. Un'atmosfera spettrale, resa post-apocalittica dalle immancabili gru a dominare i cantieri della Fiesole. Lo stadio della Fiorentina non è uno spettacolo degno di una notte europea, lo sappiamo. Con la vittoria di ieri sera i viola molto probabilmente si guadagneranno un'altra serata internazionale in questa stagione - basterà non perdere col Losanna per andare ai playoff di febbraio -; di questi chiari di luna non è scontato sentire la musichetta della Conference dalle parti di Campo di Marte, l'eventualità di una Viol-exit non sembra possa rappresentare un grosso problema per la piazza fiorentina. Che ha risposto alla quarta annata di Conference con numeri glaciali: 8700 i presenti ieri, 10964 contro l'Aek, 8149 col Sigma Olomouc (al preliminare di fine agosto, a Reggio Emilia contro il Polissja, erano stati staccati 6033 biglietti).
Considerando solo le gare giocate a Firenze, 27813 spettatori in totale, per una media di 9271 presenti (piazze di Serie C hanno una media spettatori più alta), che fa di quella appena conclusa la campagna europea (a livello di fase gironi) meno seguita nella storia dei viola, almeno da quando si registrano i numeri sull'affluenza negli stadi. Un dato impressionante per una città metropolitana da quasi un milione di abitanti che ha una sola squadra di calcio tra i professionisti; un dato che dipende da molti fattori, il costo dei biglietti rimasto quantomeno lo stesso a fronte di un caro-vita in costante aumento e la struttura a dir poco anacronistica su tutti, solo per ultimo il rendimento attuale della squadra - i numeri sono in picchiata già da anni, anche e soprattutto paragonandoli a quelli delle altre squadre italiane, laddove si registra più o meno ovunque un significativo aumento delle presenze allo stadio negli ultimi 7-8 anni -. Certo, una parziale 'scusante' per ieri è legata all'orario, 18.45, non il prime-time, ma per una gara giocata nel tardo pomeriggio le altre due si sono disputate alle 21. E guardando gli ultimi due avversari affrontati, Dinamo Kiev e Aek Atene, due squadre da Europa League, decade anche la scusa del poco appeal della sfida.
In questa disaffezione cronica verso il rito dello stadio, quantomeno nelle serate di coppa, c'entra soprattutto il rapporto conflittuale con la Conference League, una competizione, la terza per importanza a livello Uefa, giudicata dai più troppo stretta per le manie di grandezza di una tifoseria che non è riuscita ancora a metabolizzare un cambio di gerarchie e di status avvenuto negli ultimi vent'anni. Già negli scorsi anni i numeri in termini di presenza erano a dir poco modesti (è utile ricordare che in nessuna delle tre semifinali giocate in casa dai viola, Basilea, Brugge e Real Betis, è stato registrato il sold out), adesso il rapporto con la 'coppa verde' è ai minimi termini. Ma, visto che i giovedì europei non sono scontati, magari chissà, fra qualche anno, proprio in un giovedì di fine autunno, guardando Masterchef, un tifoso viola non rimpiangerà i Fiorentina-Dinamo, Fiorentina-Aek, perché no, anche Fiorentina-Sigma Olomouc, ripensando a quegli spalti vuoti.