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KEAN, Un 2024 da film. Ora la rivincita con la Juve

di Alessandro Di Nardo

Gennaio 2024. Moise Kean è di fatto un esubero alla Juventus, fuori squadra e ai box. Il 28 gennaio viene inquadrato a Madrid, sugli spalti del Wanda Metropolitano, durante un Atletico-Madrid-Valencia. Il suo trasferimento ai colchoneros salta due giorni dopo, a causa delle visite mediche di rito che evidenziano un problema alla tibia. Poi, nel primo semestre dell'anno, assiste da spettatore allo sgretolamento dell'impero di Max Allegri, stabilendo quello che può essere considerato a tutti gli effetti un record difficile da battere. Zero. Non inteso come le reti segnate (sono comunque zero quelle nell'annata 2023-24), ma alla voce 'tiri in porta' da gennaio a giugno, periodo in cui gioca poco e male. Avanti veloce: il 9 luglio la Fiorentina annuncia l'acquisto di Kean per 18 milioni (di cui 5 legati ai bonus). 18 milioni. Per un calciatore da doppio zero, inteso come tiri in porta e quindi reti. A tanti manca un passaggio tra le prestazioni e il rendimento dell'ormai ex Juventus e la valutazione fatta dal club di Commisso e sui social si parla già di 'maxi-truffa' fatta da Giuntoli ai viola. A tanti, anzi tutti, manca la visione di Raffaele Palladino, che nei primi colloqui con Pradè è chiaro: "Il mio centravanti sarà Moise Kean".

E così sia, in un atto di enorme fiducia nei confronti del nuovo tecnico, la Fiorentina gira quasi venti milioni ai bianconeri per un calciatore che, in circolazione già da sette stagioni, a soli ventiquattro anni sembra promettere ben poco. Ulteriore avanti-veloce: fine 2024. Moise Kean ritorna allo Stadium. Lo fa fresco di doppia cifra in campionato con la rete su rigore all'Udinese (14 centri in viola, 15 in stagione con la rete segnata con l'Italia a Israele), come uno dei centravanti principe dell'attuale Serie A e con un'aura totalmente diversa rispetto a quella con cui aveva lasciato Torino. E c'è da scommettere che nelle sue customizzatissime scarpette non si porterà dietro dei sassolini, ma degli autentici macigni da togliersi. Juventus-Fiorentina è la sua gara, un incrocio che chiude un arco narrativo di rinascita e, possibilmente, vendetta (sportiva si intende) durato un anno. Il ragazzo cresciuto in bianconero, su cui la Juve ha puntato tanto (in termini di anni), scaricato dopo l'ennesima chance floppata, torna da uomo.

La prova che la maturazione non è lineare, ma può essere improvvisa, sta tutta nei sei mesi di Kean a Firenze. Circondato da un progetto tecnico che lo esalta e da un allenatore che stravede per lui, KMB ha trovato serenità, e di conseguenza prestazioni. Il Viola Park è il suo posto nel mondo, la Juve il passato. Poi c'è anche il Kean cantante, più o meno, e un album, 'Chosen' (il prescelto) a riprova della stabilità ritrovata anche fuori dal campo. 'Find your balance' cantava Travis Scott, trova il tuo equilibrio. La chiave della rinascita di un talento esposto già da sedicenne ai fari e le aspettative del grande calcio sta tutta lì. E nell'accettazione dei propri limiti.

I ventiquattro anni di Moise Kean valgono come 27-28 di un altro calciatore: perché ha iniziato prestissimo, titolare in Serie A già otto anni fa, e perché ne ha già viste molte, varie Juventus, in mezzo il Verona e l'esperienza al Psg: ormai il quadro tecnico sembra ben chiaro, difficilmente il numero venti viola diventerà un killer senza macchia in area di rigore (lo abbiamo visto anche contro l'Udinese, in particolare nell'occasione in cui, lanciato da Cataldi, Kean si frizza davanti alla porta alla ricerca della coordinazione di un tiro che non arriverà mai, cancellato dal recupero di un difensore), ancor più difficilmente sarà un centravanti con tempi di gioco e letture da centrocampista - un Dzeko appunto -, anzi spesso nelle sue peggiori versioni sembra ancora uno coi paraocchi, incapace di vedere i movimenti dei compagni.

Visione e freddezza rimangono due limiti strutturali, poi c'è tutto il resto. Una fisicità prorompente, un attacco alla profondità degno del primo Immobile (anche qui, la visione e la comprensione del gioco spesso lo frega, visto che è primo per fuorigioco fischiati) e un'attitudine da gradasso, quella mostrata ultimamente dopo i suoi gol, quando si scrolla le spalle in modo da far capire che sì, per lui sbarazzarsi dei difensori non è niente di che. Sta rallentando, come un po' tutta la squadra: sulle stesse spalle che scrolla dopo aver segnato c'è l'intero peso offensivo di una squadra che fatica a trovare soluzioni diverse e un attaccante per farlo rifiatare. Ora però arriva il bello, per un finale di anno che è simile a un finale di stagione. Il figliol prodigo ritorna a casa, con una maglia diversa. "The best Revenge is success" scriveva su Instagram qualche settimana fa. La miglior rivincita è il successo. Bianconeri avvisati.