MANUSIA A RFV, Bove annulla la distanza tra sé e chi lo guarda
Daniele Manusia direttore e co-fondatore de l’Ultimo Uomo, è intervenuto a Radio FirenzeViola, nel corso di "Chi si compra?", per tornare a parlare di Edoardo Bove: “I calciatori contemporanei vivono in una bolla, ma ci sono delle eccezioni e Bove è tra queste. Al di la della retorica, basti vedere il messaggio molto bello che ha condiviso qualche giorno fai sui social. Il modo in cui si muove, parla, spesso annulla la distanza tra sé e chi lo guarda: si vede che è un ragazzo appassionato di calcio, come tanti altri ragazzi che lo guardano. Non è una questione di soldi, ma il punto è più profondo perché riesce ad avere un certo tipo di contatto con le persone che lo guardano. L’idea che non possa tornare a giocare è un dolore”.
Anche il suo impegno con la Boreale indica un occhio di riguardo per il sociale.
“Io sono legato a Bove in maniera personale perché io ho giocato nella Boreale, la squadra in cui li ha spiccato il volo. Il fatto che sia rimasto legato a quella realtà significa che è un ragazzo legato alle emozioni con cui è cresciuto".
Come giudica il regolamento che abbiamo in Italia?
“Al di la della questione giuridica, c’è un discorso medico: da questo punto di vista è difficile trovare una tesi che possa mettere in discussione il fatto che un ragazzo che ha subito questo malore non rischi di avrne di nuovi. Ci sono però altri sport, come l’arrampicata senza protezioni, che ha sponsor che pagano gli atleti per mettere in rischio la propria vita. Così come gli sport da combattimento causano danni celebrali. Mentre però lì tutti corrono lo stesso rischio, qui parliamo di un ragazzo che ha più alto rischio di recidiva. Anche io vorrei vederlo tornare a giocare, ma bisogna tenere conto di certe dinamiche e accettare il fatto che se dovesse prendere un’altra strada non sarebbe un dramma. Il dramma vero è stato evitato fortunatamente".
PER L'INTERVENTO COMPLETO ASCOLTA IL PODCAST