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PSICOLOGO FIGC A RFV, Mister deve dosare parole

di Redazione FV

Durante "Palla al centro", programma pomeridiano di Radio FirenzeViola, è intervenuto Luca Modolo, psicologo sportivo della FIGC: "Culturalmte lo psicologo era considerato qullo che curava i matti. Gli stessi calciatori in realtà hanno sempre più valutato la forza della mente e la possibilità di allenarla, perché tutto si può allenare. Si possono allenare i comportamenti, i pensieri. Negli anni è stata riconosciuta poi anche dalle società".

Sarà un campionato interessante anche sotto questo aspetto...
"Sicuramente un anno anomalo, bisogna restre centrati. Io lavoro con delle esercitazioni atletiche per integrare i due emisferi, quello logico razionale e quello più emotivo. Quello creativo è più veloce ma spesso noi usiamo quello più razionale. Il mio lavoro è quello di riequilibrare i due emisferi, per evitare pensieri e turbamenbti. Per i Mondiali sarà importante. A livello di mente sarà un'interruzione di schema. Avete fatto caso che quando siete al telefono la linea cade e ci si richiama senza sapere di cosa si stesse parlando, sarà un po' così".

Qualcuno sarà già proiettato sui Mondiali. Come trattare questo aspetto?
"Chi affronterà i Mondiali non sarà concentrato al 100%, perché non vorrà perderli. In qualche modo questo succederà. Bisognerbbe fare un lavoro di pulizia e centratura per evitare pensieri in più".

Che differenza c'è nel gestire un aspetto sul singolo, e cosa cambia quando si ha di fronte un collettivo?
"La differenza la fa la motivazione. Un'atleta singolo crede in questo lavoro ed è motivato. Questo ti agevola molto. A livello di squadra può essere difficile lavorare per uno come me. Quindi anche la società ti deve supportare". 

Non c'è rischio di sovraporsi al ruolo del dirigente?
"Se c'è chiarezza di ruoli no. Io non ho nessun ruolo dirigenziale e non sostituisco lo staff. È importante che la mia figura rimanga cirscocritta alla perfomance mentale. Io non voglio essere vissuto come quello che risolve il problema, ma quello cge da soluzioni. Ogni tanto basta sostituire la parola aspettativa con obiettivo, se un giocatore ha l'aspettativa di essere titolare e poi non lo è magari si butta giù. Se uno ha l'obiettivo di essre titolare e poi non gioca magari qundo entra da tutto per esserlo in futuro". 

È importante riuscire ad isolarsi dal resto dell'ambiente?
"Delle volte la fretta ci frega. Noi dobbiamo essere centrati, se uno ascolta la radio o legge il giornale va fuori dal suo centro e rischia di guardarsi indietro e non essere al suo posto". 

Può anche aiutare i più giovani?
"Assolutamnte si. I giovani sono emotivamente poco strutturati e devono trovare risposte a cui aggrapparsi. Nei settori giovanili ci possono essere livelli di crescita da un anno all'altro. Cambiare di anno in anno mettere in difficoltà. Uno deve imparare ad essere solido". 

Italiano ha detto di essere in difficoltà. Il tifo si è chiesto che tipo di impatto potesse avere. È molto importante lavorare su questi aspetti?
"Non sono dettagli, sono fondamentali. Il rischio è quello di amplificare delle cose. Il mister deve stare attento alle dichiarazioni perché tutti lo ascoltano. Deve dare la misura di dove voler andare, i giocatori sennò possono perdere certezze. Gli allenatori diventano dei professionisti che con l'esperinza imparano a comunicare, ma non è detto che lo facciano nel modo più efficace. è importante avere uno staff allargato. Fra 5 anni saranno fissi degli psicologi negli staff di Serie A. Un allenatore mi ha detto che da grande fiducia alla mia figura perché la mente è poca conosciuta, non come le tattiche e altri aspetti".