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CORR.FIO, Il commento sul caso Matteini al Viola Park

di Redazione FV

Sulle pagine del Corriere Fiorentino Ernesto Poesio prende posizione su quanto accaduto al giornalista Matteini ieri, allontanato dal dg Barone al Viola Park nonostante regolare biglietto acquistato online. "«Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?» . Avremmo voluto raccontare soltanto il primo giorno del Viola Park, la festa dei tifosi, l’inizio di una nuova storia per la Fiorentina. Un sabato di sole passato sugli spalti tra i tifosi, proprio ciò che ha fatto Matteo Lignelli nell’articolo che trovate nelle pagine dello sport. Già, anche noi del Corriere Fiorentino avevamo comprato il biglietto e non richiesto l’accredito per giornalisti. E non per chissà quale piano nascosto, ma solo per raccontare ai lettori un punto di vista diverso: quello di un tifoso che per la prima volta metteva piede nel nuovo centro sportivo intitolato a Rocco B. Commisso, come recita la mastodontica scritta su via di Pian di Ripoli. Avremmo voluto fermarci a quanto di bello abbiamo visto eppure, ancora una volta, non si può non scrivere e non condannare quanto avvenuto tra la Fiorentina e Francesco Matteini, giornalista fiorentino reo, secondo i parametri del direttore sportivo Joe Barone e dell’addetto alla comunicazione Alessandro Ferrari (entrambi non nuovi a simili sceneggiate), di aver acquistato un biglietto per la partita della Primavera al Viola Park nonostante dovesse sapere di «non essere una persona gradita». Per questo lo hanno cacciato, non prima di avergli perfino infilato nella tasca come fosse una banconota da 50 euro, neanche Bagno a Ripoli fosse diventato il Far West o peggio.

Non sapeva, il collega Matteini, come nessuno di noi fino a ieri, che il Viola Park in realtà è il castello dell’Innominato manzoniano con i suoi Bravi (chi sia il Nibbio e chi gli altri a voi la scelta) davanti ai cancelli, a selezionare con cura gli ospiti pur in possesso di un regolare biglietto per assistere a una manifestazione pubblica, in questo caso sotto l’egida della Federazione Italiana Gioco Calcio. Ne è rimasto stupito anche il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini, che in questi giorni ha molto frequentato il suddetto castello e che si è messo «a disposizione» per trovare un’occasione di chiarimento tra le parti, perché «il Viola Park nasce come luogo inclusivo aperto a tutti e so con certezza che la Fiorentina lo ritiene tale». Più dei chiarimenti servirebbe una richiesta di scuse da parte della Fiorentina, altrimenti il rischio è quello di passare da Don Abbondio, come un po’ tutta la politica fiorentina che da tempo accetta di essere sistematicamente schernita da Commisso senza reagire per paura di perdere consenso. Un po’ come questa città che dagli studentati privati agli appartamenti di lusso (anche per anziani), tanto per fare due esempi, sembra aver perso la capacità di distinguere tra cosa i soldi, anche quando sono tantissimi, possono comprare, portando come in questo caso un valore aggiunto alla città, e cosa invece non ha prezzo: si chiama rispetto delle persone, delle regole, della libertà di esprimere il proprio pensiero e il proprio dissenso. Chi fa affari a Firenze (e per Commisso la Fiorentina è un grande affare) non ne diventa automaticamente il padrone, a cui tutto è concesso per quieto vivere o per paura che se ne vada. Rimane un ospite, certamente gradito, che deve però rispettare le regole di civiltà di cui questa città si vanta da sempre. Di certi gesti, di certa violenza verbale reiterata, della continua voglia di aizzare gli animi e alimentare scontri con chiunque non sentiamo proprio il bisogno. Ce n’è già troppa in giro, sui social e per le strade. Ci scuseranno Commisso e quelli come lui, ma in fondo questa è ancora, soprattutto, casa nostra.


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