DODO, L'uomo del sorriso: addio ai "musoni" del passato
All'interno del suo classico editoriale del mercoledì pubblicato sulle pagine sportive de La Nazione, Stefano Cecchi oggi si concentra sul momento che sta vivendo Dodo, protagonista in maglia viola e adesso anche convocato con il Brasile. Come spiega il giornalista, tutto nel calcio di Domilson Cordeiro dos Santos, che per comodità chiamiamo Dodo, rimanda all'allegria. Si, Dodo, terzino-locomotiva destinato con il suo stantuffare a travolgere tutto quanto si trovi sul suo percorso lungo la fascia di destra, è nei fatti un dispensatore sano di contentezza. Uno che quando si affaccia nel catino del Franchi sembra sempre aver chiara l'idea che il calcio è un gioco e che dunque senza festosità diventa un controsenso. L'altra faccia del musonismo dei Chiesa o dei Bernardeschi, che ad ogni scatto o ad ogni dribbling sembravano avere dentro una sofferenza espiativa. Lui no. Lui scatta e sorride, prova il dribbling e sorride, prende un ammonizione e sorride, non con l'inconsapevolezza dello stolto ma con quella predisposizione naturale alla beatitudine dei brasiliani, che sembrano conservare il gusto fanciullo del prendere a calci una palla anche quando sono uomini maturi e campioni affermati. Forse anche per queste sue caratteristiche, agli occhi di mister Palladino Dodo è diventato un insostituibile, sempre titolare nelle 12 gare di campionato fin qui giocate, con il minutaggio più alto di ogni altro giocatore viola: 1132 minuti in campo senza mai tirare il fiato.