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CORR. FIO., Bertoni: "Il club chieda scusa a Nico"

di Redazione FV

Daniel Bertoni, il Puntero che negli Anni 80 fece innamorare i tifosi della Fiorentina, volerà a Doha come ambasciatore della Federazione Argentina. Prima di farlo però, è intervenuto ai microfoni del Corriere Fiorentino rilasciando la sua opinione su vari temi, con Nico Gonzalez in primo piano. Queste le sue parole: "Dovrei conoscere a fondo la situazione, ma visto che tornerà a casa infortunato qualcuno dovrebbe chiedergli scusa per quello che ha detto. È chiaro che il giocatore è arrivato fuori forma, i medici argentini avrebbero dovuto seguirlo meglio. La colpa è loro se siamo arrivati a questo, non certo dello staff viola. Gli è mancato il rodaggio, forse avrebbe dovuto stringere i denti e giocare almeno qualche partita con la Fiorentina. È un calciatore fragile, anche per un fatto di genetica. Di sicuro dopo l’infortunio di oggi (ieri, ndr ) i fatti sono più chiari".

Sulle parole di Joe Barone?
"Se è così, bisogna avere l’umiltà per rivedere quelle parole. Non so se Nico si sia comportato sempre bene con la Fiorentina, qualcosa da chiarire c’è senz’altro. Quello che posso dire è che nell’82, con il Mondiale alle porte, detti tutto per rincorrere il sogno di vincere lo Scudetto con la maglia della Fiorentina".

A gennaio secondo lei andrà via o vede margini per ricucire il rapporto?
"Io dico che Firenze merita rispetto. Da parte di tutti. La Fiorentina ha tifosi straordinari, che ti entrano nel cuore. Poi dipende che cosa ha voglia di fare lui: se ha in testa di rimboccarsi le maniche, ben venga. Ma si ricordi che i fiorentini vogliono vedere attaccamento alla maglia. Per il club tra l’altro sarebbe meglio evitare la cessione subito, 25 milioni sono tanti. E quando sei costretto a vendere, è difficile spuntare un prezzo alto. Se mi somiglia? Non saprei, ognuno ha le sue caratteristiche. Io però ho vinto un Mondiale, segnato in una finale e sfiorato la convocazione in quattro edizioni della Coppa del Mondo. Lui è un buon giocatore, fa pochi gol ma dribbla bene. Però si possono vincere le partite anche senza Nico. Non è Maradona, Antognoni o Batistuta per intendersi".

Lei consigliò Lautaro alla Fiorentina, ha altri nomi sul taccuino?
"Eh, più di recente parlai con loro di Alvarez, che ormai è andato al City. Si prendeva con 25 milioni, non pochi. Ma ora ne vale già molti di più. In Argentina ora non vedo un calciatore con cui fare il salto di qualità. Per giocare alla Fiorentina servono calciatori veri".

Sul prossimo viaggio in Qatar?
"Mi hanno invitato come Campione del Mondo 1978, è un orgoglio essere ricordato dopo così tanti anni. Mi aspettano più di 13 ore di viaggio, ormai sono vecchietto (ride, ndr ), ma lo faccio volentieri perché il calcio è la mia vita".

Con la città fu amore a prima vista. Come scattò quel feeling?
"Per prima cosa grazie alla società, che mi mise nella condizione di sentirmi a casa. Poi nello spogliatoio, dove il capitano, Antognoni, fu fondamentale. Il resto lo fece il campo perché fui il primo straniero a segnare dopo la riapertura delle frontiere: punizione dal limite e gol al Catanzaro. Una goduria".