REP. FI, Bove defibrillato in ambulanza. I tifosi a Careggi
Sulle pagine odierne de la Repubblica (Firenze), si ricostruisce la cronaca dell'episodio riguardante Edoardo Bove in Fiorentina-Inter, ripartendo dall'arrivo del giocatore all'ospedale di Careggi. La madre è la prima ad arrivare. Poi, pochi minuti più tardi, il padre. Scende dalla macchina correndo, la giacca stretta tra le mani e lo sguardo spaesato rivolto alle luci del pronto soccorso. "Sono il padre di Bove" riesce solo a dire, prima di attraversare il cordone di agenti a presidio dell’ingresso dell’ospedale. Passano pochi minuti e si precipitano la sorella, gli amici. I compagni di squadra e i dirigenti della Fiorentina, che poco prima l’avevano visto crollare sull’erba del Franchi. Un silenzio sospeso, nessuna parola, ma i volti raccontano l’angoscia per quei momenti e per le sorti di Edoardo Bove.
Scorre il tempo e sopraggiunge un macchina che si ferma davanti agli agenti e un uomo chiede di salire le rampe destinate alle ambulanze: "Devo scaricare i dati del defibrillatore del calciatore". Quando viene diffuso il primo bollettino, che esclude danni acuti al sistema nervoso e cardio respiratorio, i volti sembrano farsi un po’ più distesi. Oltre alla comunicazione ufficiale, circolano le prime indiscrezioni su un colpo subito al torace durante la partita che potrebbe essere all’origine dell’arresto cardiaco. Bove è stato defibrillato in ambulanza, poi l’arrivo in ospedale già cosciente.
"Uno di noi", dice un tifoso in modo quasi sommesso, con pudore. I giocatori se ne stanno in disparte, lontano dalle telecamere, fanno avanti e indietro a piccoli gruppi. Un altro tifoso osserva la scena a distanza, con l’aria di non vuole disturbare: "È un ragazzo, ha soltanto ventidue anni, deve riprendersi. Siamo tutti con lui". Un altro tifoso ancora, Fabio, dice: "Eravamo allo stadio, è stato un momento terribile, in uno stadio pieno per quella che doveva essere una giornata di festa. Sono cose che ti toccano, la speranza è che si riprenda presto".