IL COMMENTO, Barriera contro il dolore il bello dello sport
All'interno delle pagine de La Gazzetta dello Sport è possibile leggere un editoriale a firma del noto giornalista Luigi Garlando che, a proposito di Edoardo Bove e della reazione dei calciatori al Franchi, si è così espresso: "Il calcio da la sensazione o, meglio, la presunzione di essere una repubblica a parte, con i suoi lussi esclusivi e i suoi privilegi atavici; una terra magica in cui è possibile spalmare i debiti, pagare meno tasse sui campioni d’importazione e avere vie agevolate per i passaporti. Una zona franca d’esenzione, perfino dal dolore. Sono drammi come quelli di domenica sera al Franchi a restituire la corretta prospettiva della realtà, a ricordarci che il calcio, lo sport, non è un castello con il ponte levatoio sollevato nel cuore della società, ma è una piazza come le altre, attraversata dal fiume impetuoso della vita che regala gioie e meraviglie, ma anche drammi e tragedie".
Continua: "Il sentimento di stupore e di terrore che domenica ha pervaso chi era al Franchi, o davanti alla televisione per Fiorentina-Inter, ha strappato di dosso i colori di ciascuno e ha creato un’unica curva trasversale che tifa per la salute di Edoardo Bove. Sono stati momenti di altissima apprensione e di paura, ma in campo, a caldo, si è celebrato anche qualcosa di bello, di sportivamente alto che, a freddo, è giusto recuperare, per farne tesoro. Il malore sdraia a terra Bove al 17’ del primo tempo, mentre Fiorentina e Inter stanno discutendo per un gol annullato a Lautaro. Ma, in un attimo, le trincee spariscono. Edoardo è crollato a terra privo di sensi, tra Dumfries e Calhanoglu, i primi a soccorrerlo. Inzaghi parte in aiuto, scivola, cade. Accorrono i medici delle due società. Tutti invocano l’ambulanza. Ranieri e Dimarco, difensori di tigna, con i nervi a fior di pelle per la paura, urlano contro i soccorsi che, in realtà, sono tempestivi. Bastoni consola il giovane Comuzzo, che vaga con la testa tra le mani e poi l’amico Colpani. Daniele Doveri non è più un arbitro, è un uomo pallido, spaventato, con lo sguardo vuoto, seduto sui talloni. Non ci sono più ruoli, maglie, solo uomini che giocano per un giovane uomo sdraiato a terra. Le due squadre formano un cerchio spesso di corpi per nascondere, coprire, proteggere Edoardo. Nessuno vuole che il dolore di Edoardo sia saccheggiato e sparato chissà dove, magari in modo inopportuno. Allenati a proteggere la pr pria vita privata dal voyeurismo social, hanno imparato a schermare anche il dolore. Viola e nerazzurri fanno muro, come i danesi per Eriksen a Euro ‘21. Non passeranno gli sguardi e neppure il Male. È qui che lo sport recupera la sua anima più pura e l’etimologia autentica della parola «competizione» che per i latini non aveva accezione negativa".