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INFANTINO, Voglio vincere, sempre, a prescindere

di Redazione FV

Gino Infantino, centrocampista della Fiorentina, si è raccontato così a il Tirreno: “Il mio debutto, a Marassi, è stato bellissimo tre volte: perché lo sognavo, perché abbiamo strappato i tre punti, la cosa più importante, e poi perché ho sentito il calore della gente. Conta solo vincere, scrivere la storia, regalare emozioni alla gente. E a me piace farlo”. 

Qual è il suo soprannome in Argentina? “In realtà, non me lo hanno dato. Lo hanno fatto i miei compagni qui, i connazionali. Mi chiamano "gatto". In Argentina si dice che i rosarini siano come gatti, lesti. E mi piace provare ad esserlo”. 

Che calciatore è Infantino? “Voglio vincere, sempre, a prescindere. Sono molto competitivo, fa parte del mio dna e non mi accontento. Queste due caratteristiche le ho cucite addosso”. 

E tecnicamente come si descriverebbe? “Mi piace mettere in mezzo palloni, far giocare la squadra, ma quando si tratta di difendere e garantire maggiore copertura al gioco lo faccio con la stessa determinazione”.

Dove crede di dover migliorare? “Intanto sulle palle inattive, sto lavorando per crescere giorno dopo giorno. Sono giovane, faccio un passo alla volta”. 

Che cosa le hanno detto i dirigenti della Fiorentina per convincerla a dire sì a questo progetto? “In realtà, non hanno dovuto convincermi (ride, ndr). Quando mi hanno detto dell'opportunità di arrivare in Italia, ho sperato e fatto in modo che la trattativa si chiudesse presto. Sono molto felice di esser qui”. 

La Fiorentina, intanto, parla sempre di più argentino. “Sì, dalla storia passata a quella di oggi. Qui sono transitati campioni veri, anche per questo è un onore. È scontato fare il solito nome, parlo del grande Batistuta. Lo dico sottovoce: è un idolo, punto. Sì, Firenze è una succursale argentina e io sono un argentino in più”.