MANDRAGORA, Non chiamatelo amuleto ma certezza
Come scrive La Nazione è molto riduttivo considerare Mandragora un amuleto. Anche perché la funzionalità dell'ex Torino al gioco di Italiano è evidente. Se poi la contestualizziamo ai freddi numeri è ancora più lampante come Rolly sia diventato un punto fermo della mediana viola. Anche l’aggiustamento in corso d’opera dell’atteggiamento tattico viola nasce proprio dalla necessità di collocare Mandragora accanto ad Amrabat, per formare un centrocampo di fatica e idee a supporto delle linea a tre subito dietro l’unica punta. Una naturale evoluzione del 4-3-3 da cui tutto nasce e si sviluppa. Proprio la duttilità di Mandragora permette ai viola di allungarsi e ripiegare, coprendo comunque le spalle non solo alle incursioni dei difensori di fascia, ma anche a sostegno proprio degli avanti. E allora, sotto con le cifre: nelle 33 volte che ha indossato la maglia da titolare (nelle tre competizioni), la Fiorentina ha collezionato 20 vittorie, 7 pareggi e 6 sconfitte; di quest’ultime 4 in campionato e 2 in Conference League. Segno evidente che con lui in campo la squadra ha maggiore equilibrio:ovviamente non parliamo di una squadra Mandragora-dipendente, ma certamente la coppia con Amrabat è ben assortita. Un po’ insomma come il Verona di Juric, anche se sulla mediana c’erano anche gli esterni Lazovic e Faraoni, ma gli interni erano Amrabat e Veloso. Quest’ultimo molto simile proprio a Mandragora.