SOUSA, L'ex predestinato ritrova la "sua" Fiorentina
Come scritto da Repubblica per la prima volta Paulo Sousa ritroverà la Fiorentina da avversario, sei anni e cinque squadre dopo. Era il Maggio 2017 quando il portoghese salutava per l’ultima volta il Franchi dopo uno scialbo 2- 2 contro il Pescara retrocesso: una partita che chiuse un biennio intenso, di luci folgoranti all’inizio e di apatia, saudade, rassegnazione nella parte finale. Una storia iniziata in maniera scintillante nell’estate 2015 e finita in abitudine, per onor di firma di un contratto ancora prima che per convergenza di obiettivi con la società. Lo spartiacque decisivo, in negativo, fu il mercato di gennaio 2016: Sousa aveva portato in quattro mesi la Fiorentina in testa alla classifica, giocava il miglior calcio di Italia, esibiva prestazioni ancora oggi negli occhi dei tifosi, come a Milano con l’Inter o a Genova con la Samp e chiese rinforzi per proseguire un sogno. L’allora presidente esecutivo Mario Cognigni rispose però picche, alimentando una frizione che sfociò negli acquisti di Benalouane, Tino Costa, Koné e Zarate, decisamente inappropriati per un girone di ritorno da vivere come protagonisti e antipasto per uno scenario di dismissione che si realizzò negli anni seguenti. Sousa da solare, propositivo, perfettamente in empatia con la città iniziò un periodo buio, introspettivo e poco gratificante a livello di risultati. Nel girone di ritorno la Fiorentina chiuse quinta, ma l’anno successivo, stagione 2016-2017, fu ancora peggio: ottavo posto in classifica ed eliminazione dall’Europa League per mano del Borussia. Il feeling con Corvino poi non scattò mai, nonostante un patto del baccalà firmato in Portogallo a inizio stagione. Le uniche tracce furono i giocatori lanciati che portarono a ingenti plusvalenze: da Kalinic a Vecino, passando per Bernardeschi e soprattutto Chiesa il lavoro del tecnico servì per il mercato dell’anno seguente.