30 ANNI FA IL CUORE DI FIRENZE SI FERMA...
Un silenzio assordante. Il cuore di Giancarlo Antognoni si ferma per una manciata di secondi, e con lui il cuore di Firenze. No, nessuna retorica, nessuna enfasi, è solo realtà vissuta in diretta e sofferta con l'ansia tipica di un quindicenne. Sono passati ormai 30 anni (era il 22 novembre 1981) ma è come se fosse ieri... per chi vuole bene al "capitano", per chi vuole bene alla Fiorentina. E già, perchè nonostante i recenti dissapori (attenzione, la maglia viola non c'entra niente) non c'è Fiorentina senza Antognoni e non c'è Antognoni senza Fiorentina. Quel giorno 45.000 persone rimasero in silenzio per una serie interminabile di minuti (cinque? dieci? che importa...) e non perchè qualcuno li avesse obbligati, o lo avesse richiesto il protocollo, ma solo perchè troppa era la paura di perdere il figlio prediletto, di restare senza il "capitano". E di nuovo, nessuna retorica, nessuna enfasi... è solo quello che sentivamo allora. Che sentiamo tuttora. In quei momenti due personaggi si ersero a protagonisti: "pallino" Raveggi, storico massaggiatore il primo ad arrivare sul corpo rantolante di Giancarlo, ed il professor Gatto, medico del Genoa, il primo a praticare il massaggio cardiaco, colui che di fatto gli salvò la vita. Entrambi non sono più con noi, ad entrambi va il nostro grazie. Un silenzio assordante dicevamo, un silenzio spezzato solo dalla voce dell'altoparlante che, circa una mezzora dopo, annunciò che "Antonio" si era risvegliato, che era fuori pericolo. A quel punto si levò un applauso interminabile, ed il cuore di Firenze poteva ricominciare a battere.
Ah scusate, qualcuno si chiederà di cosa stiamo parlando... Lo ricordiamo volentieri per i più giovani, anche se sarebbe bello ve lo faceste raccontare da chi quel giorno c'era, come sto facendo io con voi. Parliamo del terribile incidente occorso il 22 novembre 1981 (appunto 30 anni fa!) tra Giancarlo Antognoni centrocampista della Fiorentina, e Silvano Martina portiere del Genoa. Quel giorno c'era un'aria strana in campo: 15 giorni prima la Fiorentina aveva perso a Cesena, e nella sosta successiva la nazionale di Enzo Bearzot aveva pareggiato 1-1 con la Grecia a Torino, guadagnandosi la qualificazione a Spagna '82. In quell'occasione Antognoni era stato criticato aspramente dalla stampa del nord e, dobbiamo riconoscerlo, con un fondo di verità. Però quel tipo di critiche preconcette Giancarlo le conosceva bene e non era più disposto ad accettarle. Risultato? Antognoni disputò i primi 55 minuti di quel Fiorentina-Genoa in un modo mai visto, mosso da una rabbia devastante e sete di vendetta che sfociarono in giocate fantastiche, assist mirabolanti (bellissimo quello per l'1-0 di Daniel Bertoni al 24'), prodezze tecniche di inarrivabile maestria. Un Antognoni praticamente perfetto. Al 52' poi, (si era sull'1-1), Graziani era stato atterrato in area e lo stesso "Antonio" aveva realizzato il rigore del vantaggio, fino a tre minuti dopo quando un lancio tranciante di Bertoni lo pesca nell'area genoana sotto la "ferrovia", tocco di testa a saltare Martina che con una mossa di kung-fu lo colpisce senza pietà alla tempia. Antognoni cade a terra esanime, l'arbitro Casarin ed il difensore rossoblù Onofri si rendono subito conto della gravità dell'accaduto (memorabile l'immagine del capitano del Genoa disperato che corre con la testa tra le mani) e da lì comincia il conto alla rovescia. "Del momento dell'impatto non ricordo niente - racconta il protagonista. La prima immagine è dell'ospedale e la visione di mia moglie Rita che mi tiene la mano". Antognoni tornerà in campo esattamente 14 giornate dopo, ed anche lui accarezzerà il sogno del terzo scudetto sfumato in un pomeriggio di maggio sull'asse Catanzaro-Cagliari. Senza l'infortunio di Antognoni quello scudetto sarebbe stata realtà, ma come ebbe a dire lo stesso "capitano"... "Due-tre volte sarei potuto andarmene da Firenze, e forse avrei vinto coppe e scudetti. Ma alla fine ho scelto di rimanere, e sono felice. E poi l'amore di Firenze è valso più di uno scudetto". Lo stesso amore che 30 anni fa, quel 22 novembre 1981, aspettò in silenzio il risveglio del suo figlio prediletto.