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AL FRANCHI, OLTRE ALLA FIORENTINA, VINCE LA PIOGGIA

di Silvia Nanni

Se si volesse fare gli spiritosi Fiorentina - Lazio la si potrebbe definire “partita bagnata, partita fortunata”. Invece c’è poco da scherzare perché domenica lo stadio presentava parecchi spazi vuoti, in una sorta di evidente calvizie del tifo. Eppure, era una partita importante e sulla carta pure bella o, quanto meno, avvincente. La Fiorentina gioca bene e il feeling fra la tifoseria e la squadra è tornato all’antico splendore, tuttavia è bastata una sbirciata alle nefande previsioni meteo per marcare visita. Il tifoso, per la propria squadra, è disposto a metterci polmoni, sangue e anima ma, a quanto pare, non a rimetterci la salute. E’ stato sufficiente il primo spiffero di aria polare, accompagnato da sgradevoli secchiate d’acqua, perché in molti scendessero a più miti consigli, preferendo il divano ai gradoni del Franchi. E non siamo ancora a niente, perché quello che si è verificato domenica è solo un leggero antipastino. Immaginiamo quando, in pieno inverno, per volere dei perversi palinsesti televisivi si dovranno affrontare notturne con temperature polari, ghiaccio sugli spalti e tramontana nel collo. Con agghiacciante sorteggione in sala mensa, di fantozziana memoria, gli anticipi e i posticipi si abbatteranno come una scure sui desideri e gli intenti dei tifosi, costretti a rinunciare allo stadio, pur di non dover affrontare un immeritato calvario fisico e meteorologico. Il Franchi per i fiorentini è il giardino di casa, è il fortino sui cui, dal 1931, sventola il labaro viola. C’è un rapporto affettivo: una sorta di cordone ombelicale che lega il tifoso al santuario della sua passione magistralmente progettato da Pier Luigi Nervi, ma è indubbio che le comodità stiano a zero, sia dentro che fuori. Anche Andrea Della Valle, dall’asciutto della tribuna coperta, ha rivolto un pensiero a chi domenica ha sopportato freddo ed acqua, ma anche a chi, per evitare i disagi, ha preferito rinunciare. Si torna così a parlare di stadio nuovo, di qualcosa di più modesto e lontano dai mirabolanti e faraonici progetti in passato proclamati, ma solo accarezzati. Al tifoso interessa poco o niente di “cittadelle dei balocchi”, vorrebbe solo poter vivere la sua passione in maniera più confortevole e dignitosa. Una nuova struttura con parcheggi, adeguati e maggiori posti per disabili, copertura e bagni all’altezza di un paese che si reputa civile e civilizzato, sarebbe un meraviglioso regalo per la tifoseria. Se è vero che i tifosi a Firenze sono, da sempre, il dodicesimo uomo in campo sarebbe giusto metterlo in condizione di giocare. La Fiorentina dovrebbe essere di tutti ma, in queste condizioni, rischia di essere accessibile a pochi irriducibili. Il calcio moderno è stato trasformato, da tanti fattori, in un calcio sempre più da salotto. Lo stadio, in queste condizioni, contribuisce a confermare questo triste destino dello sport più amato dagli italiani. Resta da capire se a qualcuno conviene ancora investire in strutture per uno sport che, ormai, è sempre meno “live” e sempre più un gioco da telecomando.


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