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"CATTIVI PENSIERI", LA LEZIONE DI DELIO ROSSI

di Stefano Borgi

Non fosse per quel nome, Delio, sarebbe passato spesso inosservato. Sai quanti ce ne sono di Rossi in Italia, nel calcio poi... Dal più famoso Paolo Rossi (il "pablito" campione del mondo a Spagna '82), a Giuseppe Rossi del Villareal, a Marco Rossi del Genoa (a Firenze se lo ricordano bene), fino a qualche Rossi sparso nel tempo (ricordo un Renzo Rossi del Como negli anni '70...) Se vogliamo ci sarebbe anche Daniele De Rossi, ma i nomi composti ci porterebbero troppo lontano. E poi i "Rossi" non calcistici come Valentino Rossi, Vasco Rossi, oppure l'altro Paolo Rossi (comico-cabarettista), insomma... c'è l'imbarazzo della scelta. Lui, invece, si chiama Delio ed è già un primo segno di riconoscimento. Arriva al grande calcio solo da allenatore (da giocatore, al massimo, raggiunge la serie B nel Foggia), nel '98 è alla guida della Salernitana con la quale conquista la serie A. Da allora è un crescendo rossiniano, fino alla panchina della Lazio (una coppa Italia vinta nel 2009), e quella del Palermo dove nel 2010 sfiora la Champions League terminando al 5° posto. La scorsa stagione alti e bassi, l'esonero ed il reintegro con l'imprevedibile Zamparini e la finale di coppa Italia perduta con l'Inter. Unico comun denominatore: il bel gioco, la serietà della persona e la voglia di insegnare calcio. Ed ecco il passaggio che più ci interessa. Lo spunto per queste riflessioni ce lo offre un'intervista di due giorni fa a Radio Fiesole di Mattia Cassani: "Ho avuto Delio Rossi al Palermo - ammette candidamente il terzino viola - e posso dire che è un vero maestro di calcio. Ho visto poche persone stare fino alle 19,30 con i ragazzini della Primavera ad insegnargli come calciare il pallone. E poi i risultati parlano chiaro, mi sono trovato davvero bene con lui". Beata innocenza (vivaddio esiste ancora), forse il buon Mattia non pensava a cosa avrebbe potuto scatenare con queste dichiarazioni. Come nasconderlo, è storia di oggi, Sinisa Mihajlovic è in perenne equilibrio tra un Corvino che lo difende ed un Della Valle (Andrea) che lo punzecchia. In più una spada di Damocle che pende, di nome proprio... Delio Rossi.

Ma facciamo un passo indietro: Cassani nell'intervista sostiene che Delio (abbreviamo per comodità) sia un insegnante di calcio, che "perda tempo" ad insegnare come calciare il pallone. Quindi potrebbe insegnare a De Silvestri ("Lollo" non ce ne voglia, ma è il primo che ci è venuto in mente...) come mettere il piede per crossare... Potrebbe spiegare a Pasqual come fare una diagonale difensiva... Saprebbe delucidare i vari Cerci e Vargas sull'arte del "rientro" e della copertura... Addirittura migliorerebbe il tiro di Montolivo e Jovetic, entrambi in difficoltà (eufemismo) a centrare la porta avversaria. E poi volete dirmi che... no, forse questo è impossibile, però chissà... secondo voi convincerebbe addirittura Ljajic a rinunciare alla nutella ed alla play station? Va beh, non esageriamo... ci accontenteremmo di migliorare i nostri giocatori, di valorizzare il capitale calciatori, di vederli progredire, di ammirarli nella loro "evoluzione", e non cadere in una triste "involuzione". Qualcuno, a questo punto, si chiederà: ma come, Mihajlovic non fa lo stesso? Non sta fino alle 19 e 30 con Camporese, Babacar, Acosty, Romizi, Salifu... con coloro che sono il futuro della Fiorentina, con le pianticelle che assicurano linfa vitale alla Fiorentina del domani? Sinceramente non lo sappiamo, forse si, ce lo auguriamo. Gli allenamenti sono a porte chiuse e non ci avventuriamo in giudizi che non ci competono. Ci basta sapere che qualcuno lo fa ancora (lo ha detto Cassani, non noi) e come Delio Rossi lo faceva Liedholm, lo fa ancora Zeman, lo faceva Batistuta (su se stesso) senza che nessuno gli dicesse niente. Lo faceva e basta. E anche questa, a suo modo, è una lezione.


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