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IL DOTTOR SOCRATES, PER NON DIMENTICARE...

di Stefano Borgi

Oggi avrebbe compiuto 58 anni, se n'e' andato il 4 dicembre scorso. Nella Fiorentina e' stato quasi una meteora (calcisticamente parlando), nel mondo ha lasciato una traccia indelebile, dentro e fuori dal campo. Per questo noi lo vogliamo ricordare...

"Da buon brasiliano portava un nome lunghissimo: Brasileiro Sampaio De Souza Vieira De Oliveira... in arte Socratès. Ancora da buon brasiliano aveva tecnica sopraffina, un piedino di fata (calzava il 38!) e giocava sovente di tacco, tanto da meritarsi la definizione di... "O' calcanar que a bola pediu a Deu" (tradotto: il colpo di tacco che il pallone chiese a Dio). Arrivò in Italia da fenomeno (alla Fiorentina, nel 1984) se ne andò tra i fischi, sempre però con la sua birra in mano. Proprio quella birra che domenica 4 dicembre ce lo ha portato via, a soli 57 anni. L'ultima diagnosi parlava di infezione intestinale conseguente a cirrosi epatica, e come l'omonimo filosofo è sembrato accettare la cicuta per guarire il suo male di vivere. Socratès, barbuto ed elegante, una vita esagerata, passione ed umanità, si è spesso detto essere prima personaggio poi calciatore. Una non meglio identificata laurea in medicina, una carriera nel Corinthians dove si inventò la "democrazia corintiana", curioso caso di autogestione dove gli stessi calciatori, per tre anni, preferirono allenarsi da soli rifiutando l'autorità dell'allenatore. Nel frattempo in patria "O' calcanar" segna 196 reti in 354 partite (nasce infatti centravanti, dall'alto della sua statura, per poi riciclarsi centrocampista), disputa due mondiali (1982 e 1986) da capitano del Brasile, impallina Dino Zoff nella storica Italia-Brasile del 5 luglio 1982, ahilui senza mai assaporare il gusto della vittoria. Provò poi a fare il "dottore" nella città dei Medici ma gli andò male, nonostante i 6 gol in campionato e due in coppa Uefa. Di lui resteranno indelebili le frasi: "Essere campioni è un dettaglio" piuttosto che... "solo la sconfitta insegna, la vittoria invece ti fa sentire Dio e non serve a nulla". A lui si deve anche il personaggio di Aristoteles, caricatura cinematografica del cult-movie "l'allenatore nel pallone", impietosa metafora del costume e del calcio di allora. A qualcuno sembrerà strano, ma uno come Socratès (calciatore per sbaglio, personaggio per scelta) ci mancherà".

Stefano Borgi


www.stefanoborgi.it