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IL NOME DELLA... ROSA

di Stefano Borgi

Il dubbio sta proprio nel nome. Cioè... la rosa della Fiorentina è corta? E' povera? Forse tutte e due le cose? La tentazione è dare per buona l'ultima ipotesi, sopratutto alla luce delle partenze di Olivera e Della Rocca. La certezza, invece, è come l'undici titolare di Montella risulti di primissimo livello, diversamente dall'undici di riserva che probabilmente farebbe fatica a salvarsi. Volete la riprova? Accompagnati dall'inno di Narciso Parigi scendono in campo: Neto (Viviano); Roncaglia, Gonzalo Rodriguez, Savic; Cuadrado, Aquilani, Pizarro, Borja Valero, Pasqual; Jovetic, Toni. Allenatore: Vincenzo Montella. Dal sottopassaggio, però, escono anche... Viviano (Neto); Camporese, Hegazy, Tomovic; Cassani, Romulo, Migliaccio, Mati Fernandez, Llama; Ljajic, El Hamdaoui. Allenatore? Ancora Vincenzo Montella. Si da il caso che i primi undici abbiano tirato la carretta per tutto il girone d'andata, e si da altresì il caso che alcuni di essi abbiano marcato visita, presi da altri impegni, costretti al pit-stop dal giudice sportivo. E allora succede che Tomovic sostituisca Roncaglia,  Migliaccio prenda il posto di Pizarro, Mati quello di Aquilani, Ljajic quello di Toni. Si intravede a sprazzi anche Llama e quel Seferovic che abbiamo lasciato fuori, ma tuttora parte della “rosa” viola. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: gioco, gol e risultati nel primo caso, l'esatto contrario (eliminazione dalla Tim Cup compresa) nel secondo. Questo restando all'attualità. Guardando al futuro notiamo come Camporese ed Hegazy siano dei lungodegenti, Romulo, Migliaccio e Llama palesemente inadeguati, Toni volenteroso, pugnace, protagonista di un grande inizio, ma (ahimè) inesorabilmente in là con gli anni. Qual'è la sintesi? Che la rosa della Fiorentina, composta da 25 giocatori, 2 portieri, 6 difensori, 10 centrocampisti, 7 attaccanti (compresi Seferovic e Giuseppe Rossi) è corta. E sopratutto povera. Per meglio dire, non equilibrata tra titolari e riserve. E meno male che non ci sono le coppe, sennò... A questo dovranno porre rimedio Pradè e Macià, al più presto, per non rompere un giocattolo già abbastanza incrinato.

TRA ILLUSIONI E DELUSIONI - Eh già, ed in questo facciamo autocritica. Chi l'avrebbe mai detto che Mati Fernandez si sarebbe rivelato così fumoso, leggero... Bravo tecnicamente certo, ma drammaticamente inconsistente. Un po' come per Seferovic, ormai in rosa da tre anni e mai sbocciato, mai decisivo. E chi l'avrebbe detto che Tomovic, dopo un inizio scintillante (ricordate? C'era incertezza su chi far giocare: lui oppure Savic?) avrebbe così deluso, vittima di errori marchiani e distrazioni fatali? E che dire di Migliaccio, naufragato come vice-Pizarro, apparso a disagio nel gioco propositivo di Montella. Infine Llama, al Catania uno dei preferiti dell'aeroplanino, oggi tristemente relegato ai margini. Insomma, oltre ad un fatto numerico c'è anche un fatto tecnico, qualitativo. Occorre un vice-Pizarro, forse anche un vice Borja Valero, occorre una punta forte, giovane (quella serviva anche quando si vinceva...) occorre un vice Pasqual se Llama è quello visto fino ad ora. Ultima considerazione: quello della panchina corta è un film già visto. La Fiorentina di Trapattoni, fortissima negli undici titolari, addirittura fenomenale nel 12° (Robbiati, avercelo oggi...) era debole, quasi impresentabile nelle riserve. Nell'ordine: usciva Batistuta entrava Esposito, soprannominato dai tifosi... il “pizzaiolo”. Usciva Rui Costa entrava Amor, per lui un passato glorioso al Barcellona ed un presente (al tempo) indecoroso. Per non parlare dei rinforzi di gennaio: qualcuno ricorda Fabrizio Ficini da Empoli?  Per questo invitiamo Della Valle a non fermarsi a Giuseppe Rossi (tantissima roba, ma solo in prospettiva) e Larrondo. Per non rovinare quanto di eccezionale è stato (ri)costruito.


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