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L'ATTACCAMENTO ALLA MAGLIA

di Stefano Borgi

Non sappiamo se abbia dato più fastidio il "brodino" di Cagliari (con tanto di "biscotto" pucciato dentro), oppure l'accusa rivolta ai tifosi (velata, ma nemmeno troppo) circa l'attaccamento alla maglia viola. "Noi chiediamo attaccamento alla maglia sia ai nostri giocatori sia ai tifosi, che in questi momenti difficili ci devono stare più vicino", così recitavano le parole di Mario Cognigni nella conferenza stampa congiunta di venerdì scorso. Sono dichiarazioni ormai datate (e tre giorni sono tantissimi nel tritacarne del calcio moderno), ma il concetto di attaccamento alla maglia è tornato d'attualità nel post partita di Cagliari-Fiorentina. Delio Rossi ha parlato di "bene supremo" (riferito alla squadra) da portare avanti ad ogni costo, lo stesso Cognigni ha dichiarato di aver visto "attaccamento alla maglia" nei 90 minuti del Sant'Elia. A proposito, il presidente sarà rimasto deluso dai soli 21 tifosi accorsi sull'isola per assistere ad una delle prove più agghiaccianti della storia viola, e per giunta in una giornata dove lui (repetita iuvant) ha visto... "concentrazione, determinazione, attaccamento alla maglia fino all'ultimo minuto". Una buona prova, insomma, alla quale si aggiunge... "un voto appena sufficiente alla prima parte di stagione. Questo per l'impegno, non certo per i risultati". A beh, allora... A parte le battute restiamo disorientati davanti a certe frasi, rilasciate certamente in buona fede, sulle quali però ci permettiamo di chiosare. La nostra è una modesta tribuna che ha spesso criticato (ci auguriamo in maniera costruttiva) la tifoseria viola: proprio qualche giorno fa abbiamo parlato di un eccessiva intransigenza verso la tessera del tifoso, della conseguente spaccatura del tifo, (entrambi fattori che hanno danneggiato pesantemente la Fiorentina), di una certa presunzione nell'esigere investimenti da parte dei Della Valle. L'accusa persino di essersi montati la testa dimenticando chi siamo e da dove veniamo. Sono piccole imputazioni che abbiamo lanciato ai ragazzi della curva, espresse più per troppo amore nei loro confronti che per il gusto di criticare. Però sgraniamo gli occhi, ci sorprendiamo, ci dispiacciamo profondamente quando sentiamo accusarli di scarso attaccamento alla maglia. Sopratutto dopo prestazioni come quelle di Cagliari. Sopratutto dopo gli ultimi due anni, agghiaccianti sotto il profilo dello spettacolo, delle emozioni, delle gratificazioni. Qualcuno sa cosa vuol dire seguire "questa" Fiorentina in trasferta? Quali sacrifici economici e morali si devono affrontare? Qualcuno si è reso conto della povertà assoluta proposta dal prodotto Fiorentina? (ci mettiamo tutto: gioco, divertimento, organizzazione, prezzi, piacere di andare allo stadio...) Qualcun altro ha pensato alle prospettive future che la società lascia intravedere (al netto delle tante  promesse e dei fantomatici "progetti"?) Poi si ha il coraggio di chiedere agli stessi tifosi di stare più vicini alla squadra? E attenzione, il problema non è solo Cognigni. Nel recente passato anche Gamberini e Gilardino (a proposito complimenti al gila, due sconfitte in tre gare col Genoa e nemmeno un gol all'attivo...) avevano avanzato pretese a riguardo: "Noi dobbiamo dare di più, ma anche i tifosi ci devono aiutare", queste le parole da "capitano" che sembrarono provenire da un'altra dimensione. Unica eccezione Delio Rossi che definisce la Fiorentina "il bene supremo", chiede ai tifosi un ulteriore atto di fede (poi si corregge e rafforza il concetto pronunciando parole come dogma e Spirito Santo), insomma si rende conto che ai tifosi della Fiorentina è già stato chiesto tutto, ed è impossibile chiedere di più. Men che meno un maggior attaccamento alla maglia. Però a pensarci bene, qualcosa ai tifosi si potrebbe chiedere: chiedere scusa ogni tanto, così (come recitava una vecchia canzone...) "per vedere l'effetto che fa". Ma forse questo sarebbe davvero troppo...


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