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L'INCOSCIENZA DI CHI NON AMA VINCERE FACILE

di Silvia Nanni

Il calcio è bello perché è un meraviglioso mix di tecnica, cuore, carattere e testa.
Sono tante le componenti interessate e ognuna ha la sua valenza.
Domenica la Fiorentina ha rischiato di interrompere, con un incomprensibile secondo tempo, una corsa bellissima.
Per carità, di questi tempi, lo scorso anno si annaspava nei bassifondi della classifica e quello che, oggi, sta vivendo la piazza fiorentina è un piccolo ed insperato miracolo.
Applausi a tutti e bottiglia di champagne in frigo pronta per i festeggiamenti perché, comunque vada, sarà un successo.
Tutti sono consapevoli che certi traguardi, alla fine di una lunga e faticosa corsa, si possono anche non tagliare.
Ci sono anche gli avversari ed occorre fare, con onestà, i conti con i loro meriti, ma se sono i demeriti propri a incidere sul verdetto finale, l’amaro in bocca diventa insopportabile.
Ci sono partite che devono essere tue, senza “se” e senza “ma”, perché ampiamente e doverosamente alla portata.
Domenica il popolo viola ha vissuto momenti di rabbia e scoramento, e non perché  fisiologicamente iper critico ed incontentabile, bensì perché non era la prima volta che la Fiorentina si apprestava a dilapidare punti pesantissimi.
Questa squadra, troppo spesso, si piace e si compiace.
Ama specchiarsi: si vede bella e brava e allora, come colpita da una sorta di sindrome di Stendhal, si perde, si confonde e si stordisce al limite dell’annichilimento.
Quando tutto diventa facile qualcosa si spenge, come ad una drogata di adrenalina che non sa vivere i momenti di quiete.
Le partite occorre, alla bisogna, saperle anche addormentare, perché non c’è niente di disdicevole nel gestire un risultato.
Non mancano i piedi per farlo, forse, quello che in certi frangenti difetta a questa squadra è la testa.
Così, ecco che una partita senza storia, può trasformarsi in una gara che mette ansia, che porta a guardare nervosamente l’orologio, perché ci si sente seduti sui carboni ardenti.
Ad ogni gol subito la Fiorentina ha perso brillantezza e sicurezza: è diventata brutta, inconcludente, lunga e sfilacciata.
Non sempre trovi un avversario che si lascia ingolosire e finisce per peccare di presunzione, perché, non pago del pari, prova il colpo del secolo e lascia gli spazi ad una Fiorentina suonata come un pugile alle corde.
I Viola hanno agguantato una vittoria insperata e i tre punti mondano da ogni peccato,  ma non esonerano dal riflettere sulla mentalità dei giocatori.
La testa, in certi frangenti, conta anche più dei piedi e, in prospettiva futura, avrà un ruolo determinante, perché l’incoscienza, a certi livelli, non è ammessa.
Se la Fiorentina vuol spiccare il grande salto, dovrà evitare inquietanti e pericolosi black out, cali di concentrazioni e adolescenziali leggerezze.
E’ veramente una squadra pronta per la Champion’s?
Forse no…
Forse la sua vera e fisiologica dimensione è l’Europa League. Nella vita le tappe di avvicinamento sono fondamentali, perché permettono di acquisire l’esperienza necessaria a maturare e a diventare una squadra “grande” di testa: viatico necessario per diventare una grande squadra.