.

LA CRISI DEL SETTIMO ANNO

di Stefano Borgi

Pantaleo Corvino e la Fiorentina, una storia d'amore che vale la pena di essere raccontata. E come tutte le storie che si rispettino, vive la classica "crisi del settimo anno". Certo, il loro amore non richiama alla memoria i "fidanzatini di Peynet" (ricordate? Valentino e Valentina, innamorati senza macchia e senza paura, nati dalla matita e dalla fantasia del pittore francese Raymond Peynet), nè quello platonico e caro a noi fiorentini di Dante e Beatrice. Bensì ricorda quello passionale e tempestoso di "Via col Vento", piuttosto che uno dei tanti tira e molla tra Liz Taylor e Richard Burton. Insomma, una storia vissuta appieno, fatta di alti e bassi, e che (ahimè) sembra essere arrivata al capolinea. Breve flashback: Corvino arriva a Firenze nell'estate 2005, viene dal Lecce e prende il posto dell'allora direttore generale Fabrizio Lucchesi. Forma un sodalizio tecnico con Cesare Prandelli vincente ancorchè controverso, fatto di odio e amore, che però porta risultati eccellenti. Pantaleo Corvino, in breve tempo, diventa un mito, il nonno che tutti vorrebbero avere, addirittura gli viene dedicata una via presso lo stadio: "Via san Pantaleo da Vernole". Poi, nel 2010, il ciclone Ovrebo abbatte tutto, porta via Prandelli e molti dei sogni costruiti insieme. L'ingaggio e sopratutto la conferma di Mihajlovic farà il resto, fino alla dichiarata fine di un ciclo, la sudddetta strada che si trasforma in... "Via Corvino da Firenze",  il travaglio che non accenna a finire.

Perchè si dice "crisi del settimo anno"? Innanzitutto il riferimento all'antica convinzione che ogni 7 anni ci debba essere un cambiamento, e poi il numero 7 è un numero biblico, il numero del mistero, simboleggia il settimo giorno dedicato al riposo, alla contemplazione, alla meditazione. Più o meno quello che ha detto Corvino in conferenza stampa... "Ho l'impressione che questo non sia più il mio calcio. La Fiorentina mi ha offerto un rinnovo di tre anni (peccato che Cognigni non ne abbia mai fatta menzione ndr.), io però sono stanco ed ho preso tempo. Mi devo prendere una pausa di riflessione". Appunto, come diceva la scrittura? Contemplazione e meditazione, che fa rima con riflessione, proprio quello di cui ha bisogno Corvino. Dobbiamo essere sinceri: non sono frasi degne del miglior Pantaleo Corvino, e probabilmente il miglior Corvino non si sarebbe fatto "infinocchiare" da un qualsiasi El Hamdaoui. Il miglior Corvino avrebbe avuto a disposizione un asso nella manica da tirar fuori al momento opportuno (diciamo alle 18 e 39? Un minuto dopo la richiesta della fidejussione da parte dell'Ajax?), abbandonando il marocchino per affiancare ad Amauri un'alternativa degna di questo nome. Ed invece, il buon Pantaleo è costretto a presentarsi in sala stampa brandendo il contratto firmato, quasi fosse un alunno impreparato che si giustifica dicendo: "Eppure a casa la sapevo..." No, caro Pantaleo, così non ti riconosciamo. E allora, se di travaglio si tratta, se di cambiamento si deve parlare, forse è meglio che le strade si dividano una volta per tutte. E badate bene, lo diciamo per rispetto al passato ed alla carriera di Pantaleo: più volte lo abbiamo criticato, più volte lo abbiamo ritenuto il primo responsabile della crisi, ma non dimentichiamo Frey, Toni, Mutu, Gilardino, Vargas, Montolivo, Jovetic, Nastasic... le quattro qualificazioni virtuali alla Champions League, la semifinale UEFA, il pregio e la magia di aver riportato il grande calcio a Firenze. Come (per la par condicio) non scordiamo Bolatti, Felipe, Da Costa, Cacia, Keirrison, Castillo, Santiago Silva... non scordiamo due anni di totale non gioco, di errori, di incomprensioni, non scordiamo quella mania di persecuzione che ormai ci ha devastato. E preferiamo fermarci quì. Quello che ci sembra evidente è che la gente non crede più in Corvino, e allo stesso modo Corvino non crede più nella gente, nei tifosi ("si fanno fuorviare da una certa parte di stampa..." dice, offendendo l'intelligenza dei tifosi stessi), in tutto l'ambiente che circonda la Fiorentina. E allora, come cantava Battisti... "nasce l'esigenza di sfuggirsi, per non ferirsi di più..." lasciamoci con un abbraccio, una stretta di mano, un caffè al bar Marisa sperando di essere tra quelli accreditati a prendere un caffè con lui. Se però così non fosse, allora ripartiamo subito senza perdere tempo, anche perchè (Corvino o non Corvino) la "rivoluzione di giugno" ci attende.


www.stefanoborgi.it