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LA "SOLITUDINE" DI ANDREA...

di Stefano Borgi
foto di Stefano Borgi

Non fosse durata solo un tempo, diremmo che quella di Andrea Della Valle è stata una... "partita nella partita". Spesso una frase fatta, ad uso di media e giornali, stavolta perfetta per fotografare i primi 45' del "patron" viola. Lo abbiamo scorto lassù, da solo, smosso da mille sentimenti uguali e contrari tra di loro, seduto nella prima fila sguarnita sopra alla balaustra. Combattuto tra rassegnazione ed euforia, speranza e delusione, sempre accompagnato dalla sua solitudine. Poi la discesa negli spogliatoi (un'abitudine ormai consolidata, a metà tra Agnelli e un Boniperti d'annata) il secondo tempo sofferto dalla "pancia" della tribuna, fino al 2-0 di Nastasic e la fuga dallo stadio. Con una similitudine cinematografica ci verrebbe da dire... "fuga per la vittoria". In mezzo a tutto questo il colloquio (eufemismo) intrattenuto con la squadra all'intervallo. Ci immaginiamo la scena... la porta che si apre, il permesso chiesto ed ottenuto da Delio Rossi, e la "sparata" (diciamo rimbrotto, conoscendo l'aplomb del personaggio) alla resa dei conti funzionale, efficace, propedeutica. E proprio da qui vogliamo partire, dalla capacità (finalmente, diranno in tanti) di perdere la pazienza, da un interventismo che non molti gli riconoscevano, e che invece sottolineiamo positivamente con la matita blù. Nel secondo tempo, infatti, torna in campo un'altra Fiorentina, corroborata dai cambi di Delio Rossi, figlia della ritrovata voglia di Vargas e Montolivo. Entrambi decisivi, nel bene e nel male. Ma torniamo per un attimo alla "partita nella partita" giocata da Andrea, da quel primo tempo troppo brutto per essere vero. Lo abbiamo osservato bene l'ex presidente, avvolto da una solitudine che voleva dire... "la Fiorentina è mia e ci penso io". Sereno e convinto all'inizio, disorientato all'uscita di Jovetic, sconsolato col passare dei minuti, a tratti disinteressato quando si è messo a leggere la brochure distribuita allo stadio. Poi l'improvviso scatto di nervi, quando sotto la Maratona qualcuno dei suoi ha perso l'ennesimo pallone banale, irritante, e la manata al seggiolino vuoto accanto. Forse proprio in quel momento è maturata la decisione d'intervenire, di far sentire la voce del padrone. Pochi metri più in là c'era seduto Valon Behrami, infortunato e sofferente anche lui in tribuna, e forse (avrà pensato Andrea) con lui in campo le cose sarebbero andate diversamente. Nel dopo partita si è saputo dell'SMS inviato a Vincenzo Guerini, col quale Andrea Della Valle ha ringraziato il pubblico per il sostegno durante tutta la partita. Meglio così, tutto è bene ciò che finisce bene. Meglio allora che non abbia visto lo striscione polemico... "Scusate se mi permetto, ma icchè vuol dire in marchigiano progetto?", che non abbia sentito il coro ironico quasi irriverente... "Resteremo, resteremo in serie A", che non abbia assistito alla reazione di Boruc, inopportuno  verso una tifoseria provata da mille umiliazioni, da mille delusioni. Siamo certi che non ci sarebbe rimasto bene per niente.

Qual'è la morale che si trae da tutto ciò? Che Andrea Della Valle c'è, lotta con i tifosi e si arrabbia come un tifoso, sbaglia forse più del dovuto, e soffre probabilmente una situazione (al momento) più grande di lui. Però nei suoi occhi non abbiamo visto indifferenza, menefreghismo, non c'è disinteresse nè distacco, anzi... Dopo questi tre punti, vitali per la sopravvivenza, l'atteggiamento di Andrea è la più bella notizia della giornata. Resta semmai la solitudine, simboleggiata da quella prima fila vuota, dove un tempo siedeva anche Diego. Andrea lo ha promesso: "Riporterò Diego allo stadio", e questa sarebbe un'altra gran bella notizia.


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