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METEO SU FIRENZE: TONI, NUBI E SPRAZZI DI SERENO

di Silvia Nanni

La piazza, si sa, è esigente e diffidente, perché scottata dalle ultime due stagioni e se per tutti è troppo presto per sognare, per molti è, almeno, tempo di sonni più tranquilli. Il popolo viola rispecchia fedelmente l’animo della città: ama dividersi e barricarsi in torri, i cui mattoni sono impastati di pensieri assoluti e indiscutibili dogmi. La scoppiettante campagna acquisti, non solo aveva placato le ire dei più recalcitranti, ma aveva fatto presagire un finale con il botto. L’agognato centravanti pareva non più chimera, ma treno in dirittura di arrivo, capace di stemperare i recenti dissapori. Le bizze del capriccioso Berbatov, invece, hanno costretto il duo Pradè-Macia ad un’operazione finale che ha prodotto il sordo e dimesso rumore di un mortaretto. Il ritorno a Firenze di Luca Toni ha diviso gli animi della tifoseria in una gamma cromatica dalle molteplici sfumature, perché l’amarcord trova raramente diritto di cittadinanza, quando ci sono bisogni impellenti a cui dover sopperire. C’è chi ha voglia di crederci perché, in una squadra felicemente rivoluzionata, anche un attempato centravanti può dare il proprio contributo. C’è chi, più pragmaticamente, fa di necessità virtù e accetta di sospirare, ed incrociare le dita, fino a gennaio. C’è chi, invece, mastica amaro e si sente tradito sul filo di lana, rimettendo tutto in discussione, perché l’attacco non era un dettaglio dell’ultima ora, bensì annosa priorità. E c’è chi, infine, duro e puro, non è disposto a digerire la ciliegina sulle pecche dell’operazione: un curriculum macchiato dalla militanza bianconera. L’esordio con gol, nell’amichevole contro l’Al Nasr, ha scacciato qualche nube. Quell’incornata di testa, seppur in un test probante al limite della decenza calcistica, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a chi temeva di essersi messo in casa una nave ormai in totale disarmo. Inutile girare intorno al problema e confidare nelle taumaturgiche proprietà delle acque dell’Arno. Le trentacinque primavere pesano e peseranno ma, soprattutto, rendono la Fiorentina sempre più Jovetic dipendente e rischiano di alimentare rammarichi e rimpianti per aver realizzato una bellissima incompiuta. Il traguardo di gennaio non è dietro l’angolo ma, soprattutto, serpeggia il timore che, in inverno, il supermercato degli attaccanti possa offrire poche appetitose primizie. Sarà il campo a dare il suo inappellabile verdetto, annullando le distanze o creando ulteriori voragini nella tifoseria. Toni dovrà rassegnarsi a vestire, di volta in volta, i panni dell’osservato speciale, perché il duro destino dell’attaccante è quello di convincere con i gol. Nel calcio, che siano new entry o cavalli di ritorno, non basta giocare bene e metterci impegno, occorre buttare la palla in rete: tutto il resto è noia e motivo di infinita discussione.