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QUANDO FAIR-PLAY NON SIGNIFICA OTTUSITÀ

di Silvia Nanni

Il popolo viola ribolle di rabbia. La partita contro il Chievo ha lasciato l’amaro in bocca e una lunga scia di polemiche. La Fiorentina di fine ottobre è ancorata a metà classifica, non solo dalla sua sterilità offensiva, ma anche da arbitraggi tutt’altro che favorevoli e, onestamente, discutibili. Pradè, con garbo ed ineccepibile puntualità, si è fatto sentire in sala stampa al termine della partita. La Fiorentina non si sente tutelata e chiede, pertanto, non favori, ma lecito e dignitoso rispetto. Forse l’esternazione non servirà a niente ma, si sa, chi tace finisce solo per avere torto: il torto di non avere il coraggio di ribellarsi e di far capire che non è lo scemo del villaggio che ingoia e metabolizza tutto, senza battere ciglio. Questa uscita, questa presa di posizione, è piaciuta ai tifosi che si son sentiti rispettati almeno dalla Società che, pur facendo del fair play il proprio vessillo, non ci sta’ a passare da stolta. La Fiorentina meritava più punti in classifica e, tolti i demeriti propri, rimangono decisioni arbitrali decisamente penalizzanti. Sembra che contro i Viola si possa picchiare più del lecito e del consentito, visto che le espulsioni degli irruenti avversari non son contemplate. Detto il peccato, facciamo pure il nome dei peccatori: Samuel e Dramè meritavano una doccia anticipata. I nostri invece subiscono ammonizioni a dir poco chirurgiche… Una squadra molto tecnica, e che fa del possesso palla la propria caratteristica principale, è strano che riesca a collezionare così tanti cartellini. La polemica sugli arbitri, però, non deve distogliere l’attenzione sul dato di fatto che la Fiorentina al Bentegodi è stata meno spumeggiante e convincente del solito. Da bellina, seppur sterile, si è trasformata in bruttina e pure un po’ trasandata. I congeniti problemi in avanti hanno viralmente attaccato anche gli altri reparti. Lo stesso Montella ad alcuni non è piaciuto. Poco coraggio nella formazione iniziale e una lettura della gara che non ha convinto, soprattutto, nella gestione dei cambi. Domenica al Franchi arriva la Lazio e vedremo se le parole di Pradè saranno state accolte con benevolenza o avranno prodotto il rischioso effetto boomerang che Firenze, purtroppo, conosce molto bene. Le rimostranze viola spesso son state avvertite come il fastidioso lamento di chi conta poco o niente. Firenze, da sempre, deve essere più forte della sua pochezza politica.  Se i poteri forti viaggiano ad un’altra velocità, e riescono a tenere, di riffa o di raffa, a distanza gli outsider, i punti te li devi guadagnare sul campo e sudare il doppio per rendere il più ininfluente possibile le “eventuali” sviste arbitrali.Il popolo viola ribolle di rabbia. La partita contro il Chievo ha lasciato l’amaro in bocca e una lunga scia di polemiche. La Fiorentina di fine ottobre è ancorata a metà classifica, non solo dalla sua sterilità offensiva, ma anche da arbitraggi tutt’altro che favorevoli e, onestamente, discutibili. Pradè, con garbo ed ineccepibile puntualità, si è fatto sentire in sala stampa al termine della partita. La Fiorentina non si sente tutelata e chiede, pertanto, non favori, ma lecito e dignitoso rispetto. Forse l’esternazione non servirà a niente ma, si sa, chi tace finisce solo per avere torto: il torto di non avere il coraggio di ribellarsi e di far capire che non è lo scemo del villaggio che ingoia e metabolizza tutto, senza battere ciglio. Questa uscita, questa presa di posizione, è piaciuta ai tifosi che si son sentiti rispettati almeno dalla Società che, pur facendo del fair play il proprio vessillo, non ci sta’ a passare da stolta. La Fiorentina meritava più punti in classifica e, tolti i demeriti propri, rimangono decisioni arbitrali decisamente penalizzanti. Sembra che contro i Viola si possa picchiare più del lecito e del consentito, visto che le espulsioni degli irruenti avversari non son contemplate. Detto il peccato, facciamo pure il nome dei peccatori: Samuel e Dramè meritavano una doccia anticipata. I nostri invece subiscono ammonizioni a dir poco chirurgiche… Una squadra molto tecnica, e che fa del possesso palla la propria caratteristica principale, è strano che riesca a collezionare così tanti cartellini. La polemica sugli arbitri, però, non deve distogliere l’attenzione sul dato di fatto che la Fiorentina al Bentegodi è stata meno spumeggiante e convincente del solito. Da bellina, seppur sterile, si è trasformata in bruttina e pure un po’ trasandata. I congeniti problemi in avanti hanno viralmente attaccato anche gli altri reparti. Lo stesso Montella ad alcuni non è piaciuto. Poco coraggio nella formazione iniziale e una lettura della gara che non ha convinto, soprattutto, nella gestione dei cambi. Domenica al Franchi arriva la Lazio e vedremo se le parole di Pradè saranno state accolte con benevolenza o avranno prodotto il rischioso effetto boomerang che Firenze, purtroppo, conosce molto bene. Le rimostranze viola spesso son state avvertite come il fastidioso lamento di chi conta poco o niente. Firenze, da sempre, deve essere più forte della sua pochezza politica.  Se i poteri forti viaggiano ad un’altra velocità, e riescono a tenere, di riffa o di raffa, a distanza gli outsider, i punti te li devi guadagnare sul campo e sudare il doppio per rendere il più ininfluente possibile le “eventuali” sviste arbitrali.