.

"ROSSI DI SERA..." Delio? Tutto Cesare...

di Stefano Borgi

Non fosse per la scarsa somiglianza fisica, li definiremmo separati alla nascita. Delio Rossi e Cesare Prandelli, due allenatori, due uomini di calcio. Tra loro storie diverse ma anche tanti punti di contatto. Il destro per queste riflessioni (musica per le orecchie dei tifosi viola, meno per i Della Valle e Corvino) ce lo ha offerto la conferenza stampa del signor Rossi, alla vigilia di Fiorentina-Empoli di coppa Italia. In particolare ci riferiamo a due concetti esemplificativi della somiglianza tra i due. Primo: il ruolo di Vargas. Non è un mistero che il peruviano nasca terzino sinistro in patria, prosegua su quella falsa riga nel primo anno di Catania (2007-2008), fino all'arrivo di Zenga sulla panchina etnea che lo sposta qualche metro più avanti. Diciamo che (per usare le nuove definizioni) lo trasformò in un esterno alto. Anche Prandelli lo usa così nel suo 4-2-3-1: Montolivo e Zanetti in mediana, Vargas da una parte, Marchionni dall'altra, e Mutu dietro a Gilardino. Allo stesso tempo Cesare non perde occasione per ribadire come Vargas sia potenzialmente un grande terzino, se inserito in un un contesto (diciamo così) prestigioso: Barcellona, Real Madrid o Bayern Monaco... per poi concludere con l'auspicio che, quando un giorno la Fiorentina fosse arrivata a quei livelli, anche lui lo avrebbe riportato in difesa. Ma fino ad allora, Vargas restava uno splendido... esterno alto di sinistra. Con Delio Rossi si replica: “Vargas ha grandi qualità, grande forza. Per me potrebbe anche giocare terzino, certo dovrebbe  migliorare molto. La difesa per me è matematica, e i conti devono tornare: se Vargas fa un errore da esterno è un conto, se me lo fa da difensore è un altro. Comunque in futuro vedremo...” Proseguendo la metafora matematica (aggiungiamo noi) l'unica variabile potrebbe essere la "testa" di Vargas, la sua voglia di fare il calciatore a Firenze, ma questa è un'altra storia. Secondo concetto: il lancio dei giovani. Cosa diceva Prandelli? “Se io metto un giovane, gli devo dare continuità, non posso metterlo e poi toglierlo subito. Altrimenti faccio il suo male. Tranquilli, io ho sempre lanciato i giovani, ma con giudizio sennò li brucio”. Gli fa eco Delio Rossi, 18 mesi dopo... “Tranquilli, a me piace lanciare i giovani, lo dice la mia carriera, loro sono il futuro del calcio. Ma non posso metterli e poi toglierli subito. Così li brucio, faccio solo il loro male e quello della squadra. Se metto un giovane ci devo credere, devo essere convinto, gli devo dare continuità. Non posso metterlo solo per fare bella figura”. Appunto, come abbiamo detto... idee analoghe espresse in tempi diversi, Delio e Cesare separati alla nascita.

Altri piccoli indizi? Ieri ce lo siamo visti arrivare in sala stampa con i fogli in mano pieni di schemi, ed il fischietto avvolto tra le dita (ovviamente vestito con tuta da lavoro... rossa e viola), e ci è venuto in mente quando Cesare Prandelli si fermò una ventina di minuti con i giornalisti a spiegare alcuni dettami tattici, giustificandosi... “Così capite bene anche voi, così quando scrivete sapete dove andare a parare. E' importante...” Eh sì, altri tempi, altra sensibilità, che però con Delio possono tornare. E poi entrambi hanno fatto una dura gavetta, hanno allenato l'Atalanta, sono stati esonerati da Zamparini (non è che ci voglia molto in verità), hanno entrambi la cultura del lavoro, il dogma della difesa a quattro, parlano a voce bassa ma le loro parole pesano come macigni... Su una cosa semmai speriamo non si somiglino: la storia recente ci racconta di una Fiorentina fallimentare in coppa Italia, anche (e sopratutto) con Prandelli. Delio Rossi, invece, nelle ultime tre edizioni del torneo ha vinto una volta (nel 2009 con la Lazio) ed in un'altra (proprio l'anno scorso) ha raggiunto la finale col Palermo. Insomma, separati alla nascita va bene, ma meglio se di sacchi diversi perchè sarebbe anche l'ora di cominciare a vincere qualcosa. Delio, pensaci tu...


www.stefanoborgi.it
Altre notizie
PUBBLICITÀ