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SEMPRE PIÙ JOVETIC DIPENDENTI

di Silvia Nanni

Segna sempre lui o, forse, sarebbe più appropriato dire che segna solo lui.
Su otto gol finora realizzati dalla Fiorentina in sette gare, cinque portano la firma di Jovetic, relegando Toni, Roncaglia e Romulo nel novero degli estemporanei comprimari.
Le fortune e le sciagure calcistiche viola sembrano indissolubilmente legate al suo rendimento sotto porta.
Tre partite a secco per il montenegrino si son trasformate in tre partite in cui la Fiorentina non è riuscita a vincere.
Domenica, in una gara dal risultato stretto quanto bugiardo, ha castigato, per la prima volta in carriera, anche il Bologna.
Ormai la dipendenza da Stevan è malattia conclamata.
Firenze, vista l’aria che tira, si appresta a riti scaramantici e propiziatori di buona e inveterata salute, consapevole che la forma atletica ha le sue fisiologiche flessioni.
Il calciatore che più, nella torrida estate 2012, ha fatto tribolare i tifosi viola si è trasformato nell’uomo della Provvidenza, nel finalizzatore per eccellenza dell’esorbitante mole di gioco prodotta dalla squadra.
Nel ritiro di Moena il giocatore con il mal di pancia - e dal muso lungo come i suoi silenzi - ha indispettito e, talvolta, sdegnato i fiorentini ammorbati dall’afa cittadina e dall’iperattività di Ramadani.
Firenze ha una sua dignità - e orgoglio in quantità da esportazione - e visto che qui, per forza,  si dice “di non fare neppure l’aceto”, per alcuni la stucchevole querelle poteva anche chiudersi con un addio.
In fin dei conti, chi non ci ama non ci merita e gli scontenti, dietro lauto conguaglio, potevano anche accasarsi altrove.
I più cauti, o forse solo lungimiranti, hanno tenuto duro, hanno sudato freddo e il tempo ha dato loro ragione.
Con buona pace di molti Jovetic è rimasto a Firenze e, almeno per quest’anno, aiuterà questa graziosa Fiorentina ad essere anche un po’ concreta, con la speranza che, prima o poi, anche per altri si spalanchino, con proficua continuità, le vie del gol.
Le reti del montenegrino, però, hanno un esoso prezzo da pagare, essendo il peggior deterrente per le velleità dei suoi estimatori.
Le sirene del City non cessano di cantare e lo fanno con la sottile consapevolezza di potersi permettere un ulteriore lusso che, per lo sceicco fratellastro del Presidente degli Emirati Arabi, ha il valore di un grazioso gingillo.
L’unica speranza è che Jovetic si innamori: della squadra, di un progetto, di traguardi non più utopici sulle rive dell’Arno ma, soprattutto, che non rimanga schiacciato e sopraffatto da tanta dipendenza perché, si sa, essere oggetto di eccessive aspettative può essere molto pericoloso.
Quando viene a mancare ciò di cui si ha disperatamente bisogno, diventa una cocente delusione difficile da perdonare e a Firenze il viaggio dalle stelle alle stalle è rigorosamente ad alta velocità.


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