.

STORIE DI BOMBER... "POVERI MA BELLI"

di Stefano Borgi
foto di Stefano Borgi

A Firenze, di questi tempi, va di moda il centravanti. Da mesi, infatti, non si parla di altro... la punta che viene, la punta che va, la punta che potrebbe arrivare. Fateci caso: Amauri parla di Gilardino, ne tesse le lodi e gli prende la maglia numero 11. Poi ringrazia Luca Toni che gli ha consigliato di accettare Firenze, dice che vorrebbe fare qualcosa di simile a Batistuta, e ammette di somigliargli...un pò per il pizzetto, un pò per la voglia di sfondare. Non certo per la nazionalità, aggiungiamo noi (argentini e brasiliani, come è noto, non si possono vedere), e nemmeno per i "colpi", per le caratteristiche (non approfondiamo l'argomento perchè non vogliamo deprimere il neo acquisto-viola, ne abbiamo troppo bisogno...) Allo stesso tempo se ne è andato Santiago Silva ("ittanche"), si è infortunato Babacar, lo stesso Gilardino continua a far parlare di sè perchè al Genoa su tre partite ne ha già perse due e, sopratutto, non ha segnato ancora un gol. Non gliene vogliamo, auguri comunque! Insomma, centravanti del presente e del passato, la Fiorentina che ha il quint'ultimo attacco del campionato, addirittura la figlia di un centravanti (tale Miley, terzogenita di Amauri) che ruba le cronache e riempie i rotocalchi. E allora noi, per non essere da meno, seguiamo la scia e facciamo gli auguri a due bomber della storia viola... poveri ma belli, che oggi compiono gli anni, e ne ricordiamo un terzo che domenica ci troveremo di fronte come avversario. Ma andiamo con ordine.

Il primo è Dino Pagliari, per i tifosi viola... "Pagliariscatto". Dino nasce a Macerata il 27 gennaio 1957 (auguri per i suoi 52 anni!), giocò nella Fiorentina di Melloni e Martellini, la classica Fiorentina (appunto) "povera ma bella", con un occhio al bilancio e l'altro...anche. Attenta sopratutto a non cedere Antognoni. Giostrava all'ala sinistra (anche in senso politico), più personaggio (suo malgrado) che calciatore, riconoscibile per quella chioma bionda e riccioluta e la barba stile Leonardo da Vinci. Perchè "Pagliariscatto"? Perchè il suo look, le sue idee incarnavano la ribellione del proletariato verso il potere, il riscatto della classi povere contro le ricche. Per lui la curva Fiesole aveva coniato il coro... "Lode a te Dino Pagliari", e lui, che sovente faceva coppia con Ezio Sella, guardava, salutava, prima di scendere nell'arena e dare tutto quello che aveva. In realtà non era un vero e proprio bomber (nei due anni in viola, dal '78 all'80, realizzò solo sei gol in 44 partite), fungeva da attaccante di movimento, precursore del "casino organizzato" promulgato anni dopo da Eugenio Fascetti. Di lui si raccontano aneddoti e stravaganze (famosa quella della gallina al guinzaglio, per altro smentita), di lui abbiamo l'immagine recente assolutamente in controtendenza col passato: pulita, ordinata, da perfetto impiegato del calcio. Il suo nome viene spesso ricordato per identificare un periodo (la fine anni '70) nel quale la Fiorentina mangiava pane e cipolla, ma era contanta di farlo. Non come oggi, che tutto sembra dovuto, scontato.

Il secondo è Paolo Monelli. "Paolone" nasce a Castelnuovo nè Monti nel Reggiano, il 27 gennaio 1963, ed oggi compie 49 anni. La sua storia vale la pena essere raccontata. Arriva a Firenze nell'estate 1981 come fenomeno del calcio italiano, tutti lo pronosticano come il centravanti del futuro, per lui si prevede una luminosa carriera: forte di testa, possente fisicamente, gran tiro da fuori, gioca nel Monza insieme ad un certo Daniele Massaro. La Fiorentina del conte Pontello li compra entrambi (ricordate? Fu la campagna acquisti faraonica di Graziani, Pecci, Vierchowod...) ma il crack è Monelli, l'altro fa parte del pacco, fa numero. E invece... Paolone s'infortuna nella preparazione estiva, Massaro al contrario va a mille ed in quattro e quattrotto gli soffia il posto. Il finale è storia nota: la Fiorentina sfiora lo scudetto con Massaro protagonista (Daniele andrà come 22° ai mondiali di Spagna '82), mentre Monelli viene relegato in panchina e ceduto in prestito all'Ascoli la stagione dopo (tornerà a Firenze nel 1983). Così va il calcio... Va detto, però, che anche Monelli ebbe i suoi quarti d'ora di celebrità con la maglia viola: ricordiamo la tripletta al Napoli nel fantastico 5-1 dell'11 settembre 1983 (uno realizzato con un tunnel a Krol...), il gol da centrocampo, sempre contro il Napoli stavolta di Maradona, nel 3-1 del 4 gennaio 1987, i 12 gol al termine della stagione '83-'84, alfiere della più bella Fiorentina degli ultimi 30 anni. Come si dice a scuola... si impeganava ma avrebbe potuto fare di più.

E chiudiamo con "Ciccio" Baiano. Lui non compie gli anni (ne farà 44 il 24 febbraio), lui non è povero (e forse neanche bello...) ma domenica siederà sull'altra panchina, come vice di Sannino allenatore del Siena. Baiano, fra i tre, è stato certamente quello con più qualità, il migliore anche come realizzatore: 108 gettoni con 25 reti, 1 coppa Italia ed una supercoppa italiana nell'anno di grazia 1996, una serie di meravigliosi assist per Gabriel Omar Batistuta. Qualche anno prima, con Signori e Rambaudi, aveva formato il trio delle meraviglie nel Foggia di Zeman, qualche anno dopo (il 9 settembre 2002) segnò con la maglia della Sangiovannese il primo gol alla neaonata Florentia Viola. A suo modo anche quello servì ad entrare nella storia. Dal 2010 è diventato allenatore in seconda di Giuseppe Sannino, prima al Varese poi al Siena. Domenica tornerà al "Franchi" da avversario, ma un applauso per "ciccio la lepre", ne siamo certi, non mancherà.


www.stefanoborgi.it