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STRIZZANDO L'OCCHIO ALLA COPPA

di Silvia Nanni

Mercoledì la Fiorentina sarà impegnata al Franchi, contro la Juve Stabia, nel quarto turno di Coppa Italia. L’attesa è tipiedina perché l’orario è fastidioso e l’avversario tutt’altro che eccitante, ma questo è ciò che passa il convento, come tappa obbligata per accedere agli ottavi. La competizione, si sa, ormai da tempo ha perso l’antico appeal. Svilita e penalizzata da una formula che non intriga ha subìto, via via, una graduale emorragia di estimatori e spettatori. Snobbata dalle grandi, che stanno in panchina in attesa che scatti il loro turno, viene spesso vissuta come un fastidioso impiccio, che va a scombinare i piani di chi è in altre faccende affaccendato. Troppa poca gloria, ma soprattutto poco denaro sonante e ballante, rispetto al dispendio di energie e al rischio infortuni.  Un giochino che, alla fine, non sembra valere la candela. Quando, però, la stagione si fa più avanzata, ecco che anche i più snob e recalcitranti possono guardare la bistrattata coppetta con maggior benevolenza, trovando in essa l’ultima opportunità per salvare l’annata, strappando in extremis il biglietto per l’Europa. La Fiorentina non ha altri impegni in stagione: il solo campionato assorbe energie fisiche e mentali e catalizza gli entusiasmi. Il popolo viola sogna e vola alto, perché di tutte le parti in causa è l’unico che è legittimato a farlo, ma la Coppa Italia potrebbe essere un bellissimo modo per consacrare l’inizio di un nuovo ciclo. La Fiorentina, nella sua storia, ha vinto 6 edizioni e ogni volta, in città, è stata festa grande. Indimenticabile quella del ‘96 con la città che, quella notte, decise di non andare a letto, per riversarsi allo stadio ad aspettare la squadra di rientro da Bergamo. Memorabile il giro di campo con la coppa alzata, come se fosse il frutto di una vittoria collettiva. Delirio allo stato puro, contagioso e incontrollabile. Forse siamo modesti, forse ci basta poco per fare caroselli in città, ma vincere, fosse anche a tombola o al gioco dell’oca, alla fine gratifica sempre. A Firenze, un ipotetico scudetto, presupporrebbe una settimana di ferie per dedicarsi appieno ai festeggiamenti. Da troppo tempo, in questa piazza, manca un trofeo da mettere in bacheca. I fiorentini si meritano di festeggiare qualcosa. Il tabellone non è proibitivo e la Fiorentina ha il dovere di provarci, di cogliere l’occasione per regalare ai suoi tifosi ancora una piccola magica notte. Maggio è lontano e, sulla strada, la prossima tappa si chiama Juve Stabia che, con tutto il rispetto, non può far paura, ma soprattutto non può frenare i sogni del popolo viola. Il campionato è importante e l’Europa di lusso è lecita e doverosa ambizione, ma sarebbe un peccato sprecare l’opportunità di correre su un percorso parallelo, al momento meno scintillante ma di dolce prospettiva. Le vittorie non sono mai deleterie: hanno il taumaturgico potere di lenire stanchezza mentale e muscoli affaticati. Vincere aiuta a continuare a vincere e mercoledì l’occasione è delle più propizie. Questa Fiorentina, con il minimo sforzo, può archiviare la pratica e regalare a tutti la consapevolezza di cullare un sogno in più.