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UN GIOCATTOLO DA RIPARARE IN FRETTA

di Silvia Nanni

“Datemi una leva e vi solleverò il mondo”….diceva Archimede. Nel calcio possiamo dire: “datemi un bel portiere e un bravo attaccante e vi solleverò il campionato”. Il gioco del pallone, talvolta, è di una semplicità disarmante e l’importanza di questi due ruoli è una delle sue poche regole auree. Oggi, la Fiorentina deve fare i conti con il non avere né l’uno e né l’altro. Il calcio, come la vita, è fatto di rare certezze e molte scommesse. Si sceglie su cosa puntare e si spera che il banco perda.Viviano e Neto non si sono rivelati, seppur con diverso carico di aspettative sulle spalle, all’altezza della situazione. Il primo ha giocato male la propria chance di difendere la porta gigliata ed è piombato in una crisi involutiva che gli ha fatto perdere la maglia da titolare; il secondo, chiamato a salvare la patria a furor di popolo, si è rivelato altrettanto deludente. Jovetic era il giocatore più forte in rosa, quello fortemente voluto e trattenuto, perché imprescindibile pilastro su cui costruire la Fiorentina del domani. Non gli son stati affiancati - per la nota vicenda Berbatov - eccelsi partner offensivi, ma si è fatto di necessità virtù, confidando nella sua capacità di fare, sempre e comunque, la differenza.Oggi, alla luce delle ultime prestazioni del montenegrino, i suoi silenzi estivi e i suoi malcelati mal di pancia pesano come imperdonabili macigni sulla pazienza dei tifosi. Alcune carenze di questa squadra sono congenite ma, dopo questo gennaio letteralmente da dimenticare, sono diventate più evidenti e pesanti da digerire. Nei primi mesi di questa stagione il gioco e lo stato di forma di alcuni giocatori hanno mascherato e annullato gli effetti collaterali di certi  limiti. La Fiorentina stupiva e conquistava con una difesa puntuale e attenta, un centrocampo bello, solido e costruttivo e alcuni elementi in evidente stato di grazia. Tutto girava alla perfezione - fortuna compresa -  e faceva volare la squadra verso insperati e insospettati traguardi. La Dea Bendata, si sa, è volubile e capricciosa e, quando ti volta le spalle, occorre saper fare a meno di lei. Oggi il balocco si è inceppato e Firenze si spacca, divisa fra rabbia e mesta delusione. C’è chi pazienta, difende le scelte della Società e maledice legni, arbitraggi ed infortuni, rei di aver guastato la festa. C’è chi, invece, scottato dalle illusioni frustrate, mette tutti sul banco degli imputati. Il rischio che incombe, in questo momento, è quello di rompere definitivamente il giocattolo. La Fiorentina bella, entusiasmante e vincente non era tutt’oro prima, ma non può essere, per un inverso processo alchemico, solo vil metallo ora. Occorre capire cosa è successo, prendere atto dei limiti e cercare di contenerne i danni, per salvare una stagione. Montella ha davanti a sé un grosso lavoro. Spetterà a lui il duro compito di riparare il giocattolo, ripulendo gli ingranaggi e sostituendo i pezzi rotti. La Fiorentina ne uscirà sicuramente ridimensionata, ma con punti fermi e idee chiare su ciò che vorrà fare da grande e, soprattutto, di cosa ha realmente bisogno per superare l’esame di maturità.