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UNA "FATALVERONA" ANCHE PER MIHAJLOVIC?

di Stefano Borgi

Inutile girarci intorno: per Sinisa Mihajlovic la partita di Verona potrebbe rivelarsi... "fatale". E non solo in caso di sconfitta. Addirittura anche un pareggio col Chievo (magari conseguito in modo fortunoso, senza un barlume di gioco che possa preludere ad un futuro migliore) potrebbe indurre i Della Valle ad esonerare il tecnico serbo, ed affidare la Fiorentina a Delio Rossi. Ed ecco che, a distanza di 38 anni, Verona tornerebbe ad essere... la "fatalVerona". Piccolo flashback: era il 20 maggio 1973, il Milan di Nereo Rocco, reduce dalla conquista della coppa delle coppe, affronta il Verona al "Bentegodi" da capolista. E' l'ultima di campionato, ed i rossoneri comandano con 44 punti, davanti ai 43 di Lazio e Juventus. Però si sà, il calcio è bello perchè imprevedibile (come si suol dire... la palla è rotonda) e quel giorno un Verona demotivato, attestato su un tranquillo centroclassifica, sgretolerà i sogni milanisti infliggendo ai rossoneri un clamoroso 5-3. Nel frattempo la Lazio perde a Napoli e la Juventus vince all'Olimpico contro la Roma con un gol di Cuccureddu a tre minuti dalla fine. Il risultato finale è tremendo: Juventus campione d'Italia ed il Milan che perde uno scudetto praticamente già vinto. Da quì... la "fatalverona". A dir la verità, quella fatalverona non fu un caso isolato: nel 1990 ci sarà un remake, ancora protagonista il Milan (stavolta allenato da Arrigo Sacchi) sconfitto alla penultima giornata per 2-1 a Verona, col Napoli di Maradona che opera il sorpasso decisivo e vince il secondo titolo della sua storia. Come tutti i sequel, però, la seconda "fatalverona" non regge il confronto con la prima: quello che successe nel 1973 è qualcosa che è entrato di diritto nell'immaginario collettivo, come la "zona Cesarini", come il "clamoroso al cibali", come i sei minuti di Rivera a Mexico '70.

Ma torniamo a noi: Verona, lo abbiamo detto, potrebbe rivelarsi fatale anche per Sinisa Mihajlovic. Non è un mistero che il serbo sia sotto esame, sotto accusa, sotto schiaffo... scegliete voi, comunque con la spada di Damocle che pende. Non ce le siamo inventate noi le frasi di Andrea Della Valle... ("col Genoa bisogna vincere, sennò... del resto il calcio ha le sue regole"), oppure di Mencucci subito dopo i tre punti di domenica scorsa... "Mihajlovic? Per ora è il nostro allenatore, ma non a oltranza". E allora, che dobbiamo pensare? A chiudere il cerchio, poi, c'è il pubblico di Firenze che ha già deciso: via Mihajlovic (per molti anche in caso di vittoria col Chievo), dentro Delio Rossi. E non se ne parli più. Dall'altra parte, infine, c'è lo stesso Mihajlovic che si professa sereno, tranquillo, ci sono i giocatori che difendono il tecnico ad ogni piè sospinto (l'ultimo è stato Lazzari, che si è accollato tutte le colpe a nome della squadra) c'è Corvino che non vuole sconfessare la propria scelta, e la difenderà oltre ogni logica, oltre ogni minima decenza. In mezzo a tutto questo... la Fiorentina ed i propri tifosi, attesi (appunto) dalla fatalverona, dalla sosta, e poi da un ciclo che definire terribile appare un eufemismo. Nell'ordine Milan in casa, Palermo fuori, Roma in casa, Inter fuori... roba da brividi. E la Fiorentina non può permettersi di affrontare queste quattro partite nell'attuale situazione d'incertezza, di precariato, vissuta alla giornata. Una partita Mihajlovic c'è, l'altra si allontana, una viene confermato, l'altra viene rimesso in dubbio. Da addetti ai lavori (ed un pò anche da simpatizzanti viola) speriamo che la partita di Chievo dia risposte precise, e sopratutto le diano società e dirigenza: se si crede in Mihajlovic, Verona non può essere fatale in nessun modo, altrimenti cambiamo pagina e ripartiamo con un nuovo allenatore.


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