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UNA FIORENTINA POVERA MA BELLA...

di Stefano Borgi
Stefano Borgi

Fiorentina-Genoa del 7 maggio 1978 ci riporta ad una Fiorentina "povera ma bella", quando allo stadio si andava solo per vedere Giancarlo Antognoni. E quel 7 maggio piansero tutti, grandi e piccini, alla disperata ricerca di un sorriso. Lacrime di sofferenza e dolore quando un'autorete di Facchetti regala l'1-1 al Foggia, lacrime di speranza quando Scanziani riporta in vantaggio l'Inter, lacrime di gioia quando il signor Menegali fischia la fine e decreta la salvezza della Fiorentina. Novanta minuti di sussulti, sensazioni, brividi di paura e felicità, in una parola... una "passione" infinita per i colori viola. Quella che oggi sembra essere dimenticata. Piccolo passo indietro: è l'89' di Pescara-Fiorentina, penultima giornata del campionato '77-'78, e pochi minuti prima Antognoni aveva calciato fuori il rigore della vittoria. Il risultato era di 1-1, il Foggia maramaldeggia sul Verona, il Genoa impatta a Marassi con l'Inter e la classifica recita: Bologna e Foggia 25, Genoa 24, Fiorentina 23, Pescara già retrocesso con 18 punti. A quel punto la serie B è più di un ipotesi, quasi una certezza, e tutto (ironia della sorte) a causa di un rigore fallito da Giancarlo Antognoni. Dicevamo dell'89', punizione dal limite per la Fiorentina, calcia Galdiolo (notoriamente un piede tutt'altro che fino) che svirgola malamente. Il pallone assume una traiettoria impazzita, carambola sui piedi di Ezio Sella e termina in gol! Fiorentina batte Pescara 2-1. Dall'Inferno al Paradiso in un attimo, la Fiorentina raggiunge il Genoa a 24 punti ed insegue il Foggia di una sola lunghezza. E la domenica dopo i viola ospitano proprio i Grifoni al Comunale di Firenze.

Saranno sette giorni incredibili, dove in città non si parla d'altro: della tarsalgia di Antognoni, della psicologia di Chiappella (il mister viola dell'epoca), del caldo che farà dalle parti del Campo di Marte, dell'eventualità (ahimè) che la Fiorentina possa finire in serie B a 40 anni esatti dall'ultima volta. Quello del '77-'78 era un campionato a 16 squadre, di proprietà della Juve di Trapattoni davanti al sorprendente Vicenza di Paolo Rossi ed erano previste tre retrocessioni. Una, matematica, era già toccata al Pescara, le altre due da definire tra Foggia (favorito, con un punto in più, che avrebbe affrontato l'Inter a San Siro), Genoa e Fiorentina. I viola scesero in campo con: Galli, Galdiolo, Orlandini, Pellegrini, Della Martira, Zuccheri, Caso, Braglia, Sella, Antognoni, Casarsa. Un 4-4-2 tradizionale con Casarsa finto centravanti e "Mimmo" Caso ala di raccordo. In mezzo Antognoni libero di svariare. Nel Genoa giocavano il capitano Onofri, "Flipper" Damiani, Fabrizio Berni (toscano di Castelfiorentino), e... "O Rei di Crocefieschi", al secolo Roberto Pruzzo. Fu proprio lui ad avere un ruolo decisivo in quella partita, quando nel finale (sotto la Fiesole!) alzò sopra la traversa un destro a botta sicura che avrebbe gettato nel baratro tutta Firenze. Ed invece la speranza aveva il nome e cognome di Alessandro Scanziani, centrocampista nerazzurro, che al 75' incorna un cross dalla destra di Facchetti realizzando il 2-1 decisivo sul Foggia. Si narra (anzi, lui stesso si "vanta" simpaticamente di...) che fu Claudio Merlo, fino a due anni prima capitano della Fiorentina, a spingere i propri compagni dell'Inter a cercare il secondo gol che avrebbe voluto dire salvezza per i viola. E così fu. Quello che successe sugli spalti del "Comunale" fu qualcosa di indescrivibile: gente che piangeva, si abbracciava, lacrime copiose di gioia e liberazione da una sofferenza senza limiti, la Fiorentina era tornata in corsa per la serie A. L'ultimo quarto d'ora fu quasi surreale, vissuto più alla radiolina che sul campo (intanto il Bologna si era tolto dalla mischia vincendo a Roma con la Lazio), fino all'apoteosi finale e la gioiosa invasione di campo. Personalmente fu la prima volta che piansi per la Fiorentina e, come me, tanti altri ragazzi (basti pensare che nel '78 nacque il Collettivo Autonomo Viola). Oggi è tutto diverso, sarebbe assurdo pensare a 45.000 persone che soffrono nel vedere quella Fiorentina, povera, poverissima, ma bella, bellissima dentro. Oggi il botteghino segna a malapena 20.000 unità, ma sopratutto non si piange più, non si soffre più, al massimo ci si arrabbia, ci si rimane male, ma poi finisce lì. Che ci volete fare, è il segno dei tempi, e non è detto che siano migliori di allora.


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