GLI USA COME L'ITALIA: IL VIRUS OLTREOCEANO RACCONTATO DAL VIOLA CLUB NEW YORK

25.03.2020 00:00 di  Dimitri Conti  Twitter:    vedi letture
GLI USA COME L'ITALIA: IL VIRUS OLTREOCEANO RACCONTATO DAL VIOLA CLUB NEW YORK

Gli esperti stanno avvisando: gli Stati d'Uniti d'America rischiano di diventare il nuovo focolaio mondiale del Coronavirus. In particolare, in questo momento è sotto attacco di questo infido nemico invisibile lo stato di New York, nel quale si sono superati qualche ora fa i 25.000 contagi. Tutto, Oltreoceano, è iniziato in California, ma in breve l'epicentro del disastro si sta spostando sulla costa Est. Lì, dove c'è una grande comunità italiana, ed anche la più rappresentativa compagine di tifosi viola statunitense, gli amici del Viola Club New York. Per comprendere meglio lo stato dell'emergenza, abbiamo contattato il presidente, ed anche coordinatore dei viola club nel Nord America, Alessandro Sisto. Ovviamente, anche lui è costretto in casa. "Ormai da dieci giorni", ci racconta.

Lo scenario che descrive, ricorda per larghi tratti il desolante panorama italiano di queste settimane. "Per le strade qualcuno c'è, soprattutto i lavoratori dei settori essenziali, ma in confronto al solito è un deserto", spiega Sisto, che ha seguito con regolarità gli aggiornamenti negativi che arrivavano dall'Italia, anticipando persino ai suoi datori di lavoro la possibilità di lavorare a distanza, da casa. Tempo pochi giorni, ed anche i dirigenti hanno dato il via libera allo smart working. D'altronde, è un po' lo schema che abbiamo conosciuto: all'inizio c'è la sottovalutazione (e in questo Trump potrebbe far scuola...), prima di realizzare realmente la portata dell'emergenza. Con l'aggravante però di avere già negli occhi il caso cinese e italiano.

All'inizio il sindaco ha aspettato un po' a chiudere le scuole, anche per la funzione alimentare che permetteva un pasto ai figli delle famiglie meno abbienti. Una volta chiuse, ha fatto sì comunque di continuare a far lavorare alcuni addetti che fornissero cibo. La gente però non sembrava comunque aver recepito subito la portata del guaio, tanto da aver riempito i parchi nel weekend (ricorda qualcosa?). E allora, stop: si chiude tutto. Per ordine del governatore Cuomo: dai giardini alle palestre, arrivando persino agli spazi lounge sui tetti, diffusi in quell'angolo del Mondo.

Ecco che per le strade del comune limitrofo di New Rochelle allora si è vista la Guardia Nazionale, e presto sarà chiamata ad operare anche nella Grande Mela. E il sistema sanitario, tanto chiacchierato? Risponde Sisto: "Se hai un lavoro non te ne accorgi, ti tolgono una minima quota dallo stipendio. Però è un'arma a doppio taglio, perché è una scelta del dipendente avvalersene o meno, e se non lo hai fatto ora è un problema". Più dei soldi, la criticità principale sembra risiedere nei tamponi: ce ne sono pochi. Una scorta arrivata da Singapore sembra aver rallentato il problema... Per ora.

Il Viola Club? "La scorsa settimana abbiamo mandato una mail a tutti i membri, per chiedere conferma del buono stato di salute con anche qualche video storico allegato, così da permettere loro di passare un po' meglio il tempo. Dovrebbe essere tutto ok, anzi, abbiamo pure partecipato alla raccolta fondi aperta da Commisso sul web. Bel gesto, ha fatto notizia anche qua. Ha sentito un senso di responsabilità", prosegue nel racconto Alessandro Sisto. Per distrarci un po', si parla inevitabilmente di Fiorentina. E delle sensazioni per il futuro, quando la pandemia sarà finita: "Speriamo di rivederla presto in campo... I videogiochi non sono la stessa cosa! C'è chi è contento che la stagione si sia interrotta, chi invece è dispiaciuto: per come la vedo io, ormai, resetti tutto e riparti con questa Serie A anche nella prossima stagione, senza assegnare niente. Di Commisso sono parecchio contento, mi piacerebbe che si sbloccasse lo stadio però: alla città serve un simbolo architettonico che le faccia fare un balzo in avanti".

Già, lo stadio. E qui subentra l'architetto che è in Sisto, e quando gli poniamo l'obiezione delle scale elicoidali del Nervi e della Torre di Maratona, non vuole sentire ragioni: "So di cosa parlo, e ti dico che potresti benissimo mantenerle entrambe, costruendoci intorno. Penso ad esempio alla possibilità di collegare le scale ad un piano intermedio, o simili. D'altronde il Franchi è stato il mio stadio, e abbandonarlo mi farebbe male. Mi dispiacerebbe sapere che il nuovo stadio è fuori, o lontano da Firenze". Noi italiani, d'altronde, siamo così: facciamo fatica ad allontanarci definitivamente dal campanile, e anche quando ci sono migliaia di chilometri a dividerci lasciamo comunque un orecchio in direzione casa. E in questo momento più complicato che mai, la distanza unisce. Un abbraccio va a chiunque soffra, senza bandiere né colori. Stiamo a casa, sia in Italia che negli States.