BORGONOVO, Veniva paragonato a Paolo Rossi

06.09.2008 10:59 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: gazzetta dello sport
BORGONOVO, Veniva paragonato a Paolo Rossi
FirenzeViola.it

Stefano è di Giussano, città del Carroccio. Tutti lumbard, i genitori sono venditori ambulanti di tessuti e tifosi della Juve. Ste fa le medie e poi un corso di odontotecnico a Desio. Dirà: «Ero affascinato dai laboratori ». Smette, diventa giocatore a Como. Lo scopre lo scopritore dei talenti Mino Favini, lo lancia Tarcisio Burgnich. Stefano Borgonovo parla poco, filo di voce, ma dice quello che pensa. E pensa in grande, a Como, a Firenze e al Milan. Pensa di diventare come Paolo Rossi e lo dice e un giornale titola: «Borgorossi ». Si muove bene, in area. Ha talento, molto, è rapido e preciso. Sì, c'è del Pablito in quel ragazzo. Anche le ginocchia, anche i menischi sono quasi come quelli di Paolino Rossi. Ballerini. E' bravo e bello. S'innamora di Chantal, stupenda ragioniera. Francese, eh? Gusti fini. E lui: «Ma no, l'è de Giussan ». Entra nell'area Milan, resta un po' a Como, si scontra con il portiere dell'Inter e dell'Under 21, Walter Zenga. Rischia di perdere un rene. Poi riprende e gioca bene, piace a tutti perché ha talento e «non fa mai polemiche». Bravissimo Lo accompagna un aggettivo: bravissimo. La sua sembra l'interminabile giovinezza dei predestinati. «Esplode quest'anno», si dice. «No, il prossimo », si scrive. E ancora: «Ha tempo, è ancora giovane». Poi gli infortuni, qualcuno fastidioso, un altro grave, un altro lungo. E l'etichetta, quasi definitiva: «E' bravissimo, Stefano Borgonovo. Ma è leggerino, è fatto di vetro». Vive bene a Firenze.

Stagione 1988-89, fa coppia con Robi Baggio. In panchina li guida lo svedese Sven Goran Eriksson. Coppia dolce ed elegante, ventotto gol, sorrisi e profumi e promesse. La Fiorentina va in Europa, coppa Uefa, Stefano è in prestito dal Milan e dice: «Resto qui». Il conte Pontello «è disposto a fare un sacrificio». Anche grande, ma Silvio Berlusconi respinge tutte le offerte. Parola del Cavaliere: «E' del Milan, è da Milan». Poi c'è Azeglio Vicini, c.t. azzurro, che sussurra: «Ah, quanto è bravo, quanto è tecnico: lo sogno in coppia con Vialli». Milan, dunque. Altro titolo: «Ecco il Borgorossonero». Stefano sorride, è inserito, ha molti amici, parla bene. Ma gioca poco. Il Milan è la squadra di Van Basten, airone e pure cannibale. Del gol, chiaro. E Borgonovo resta dietro, in attesa. Si comincia a scrutare il «suo domani». Nel 1990 ha 26 anni ma c'è già chi racconta la «storia di un ragazzo con un futuro dietro le spalle ». Pallonetto Vive a Milanello, dalle parti di Giussano, e pensa ai giorni in cui si sentiva grande. Pensa a Firenze, alla Fiorentina, al colore viola. Il Milan, campione d'Europa in carica, va in semifinale con il Bayern Monaco. Vince uno a zero a San Siro con rigore di Van Basten (procurato da Borgonovo). In Germania, nel ritorno, segna il non ancora famoso Strunz. Supplementari e al 100' pallonetto di Stefano che vola alto e porta il Milan in finale. Inutile il due a uno tedesco, Milan in finale. Borgo dirà: «E' la gioia più grande, assieme all'esordio in Nazionale ». E la delusione? «Non aver giocato un minuto, un solo minuto nella finale di Vienna contro il Benfica di Eriksson». Torna a Firenze e poi fa un po' di giri: Pescara, Brescia, Udine. Diceva, Stefano: «Firenze è la città che amo di più, a fine carriera tornerò ad abitarci per sempre ». E' fermo a Giussano, con la splendida Chantal e i suoi bellissimi quattro figli.