VERDÙ, La storia del geni de l’Eixample viola

29.08.2015 11:30 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
Fonte: gianlucadimarzio.com
VERDÙ, La storia del geni de l’Eixample viola
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

“Hables català?". "Eh... Qui, noi, si parla fiorentino”.Tinte gialle e rosse per la viola: ecco el geni de l’Eixample, Joan Verdù. Dopo Borja Valero, Marcos Alonso e Joaquín un altro acquisto dalla Spagna, dove del classe '83 se ne sente parlare da quando di anni ne ha 19. Soprattutto in quel di Barcellona. Fortemente voluto da Joan Cruyff - non proprio l’ultimo arrivato -  nella cantera, è arrivato fino al Barça B per poi figurare con i blaugrana che contano una sola volta, in Champions League contro lo Shaktar Donetsk. Talento cristallino, ma con il Barça trovare spazio non è mai facile.

In Spagna si diceva da tempo, este es un crack. E il Deportivo La Coruña se ne è accorto ben presto. Tre stagioni da titolarissimo con dieci golazos in mezzo. Sì perché Joan Verdù Fernandez è uno che la porta la vede e anche molto bene. Destro secco o a giro, palla morbida o cross teso poco importa. Il ragazzo, non più tanto ragazzo (32 primavere sulle spalle) con i piedi ci sa fare. Ottima visione di gioco e senso tattico poco comune per la penisola iberica. La continuità però...

Così dopo 3 stagioni in Galizia, il figliol prodigo è tornato nella sua Barcellona, ma nell’altra sponda, quella del Cornellà El Prat: l’Espanyol. “Aquí nada de culés” urlavano i tifosi rinfacciandogli il passato blaugrana. “Pero este, es un crack” la rettifica, dopo aver visto cosa sapeva fare Verdú. Arrivato nell’anno del rinnovo della squadra meno blasonata di Barcellona come ricambio generazionale, qualcosa di necessario per rimpiazzare i Tamudo o gli Ivan De la Peña.

Per entrare nei cuori dei tifosi blaquiazúl ci ha messo gran poco. Padrone dei calci piazzati, siano corner o punizioni, e del centrocampo: assist a non finire per l’altro simbolo dell’Espanyol, Sergio García, e tanti gol nei 4 anni del ritorno a Barcellona. Quel cuore che prima era blaugrana, piano piano, si fa blanquiazúl, fino alle 156 presenze con la stessa maglia. Lì esprime il suo miglior calcio, poi arriva la possibilità del salto di qualità con il Betis Siviglia. Ma sarà un'annata buia: retrocessione pesante nonostante una rosa che nella stessa stagione se la giocava a testa alta in Europa League contro il Sevilla, che diventerà campione due volte di fila. “Non ci sono scuse, non sono stato all’altezza di questa piazza, noi giocatori siamo gli unici responsabili” l’auto critica d’El geni de L’Eixample a fine campionato.

Dopo la retrocessione con il Betis, decide di volare negli Emirati Arabi al Baniyas:  gli stimoli però... Meglio un'altra sfida, l'Italia. Dove arriva da svincolato nella Fiorentina, che può aiutarlo a rilanciarsi e mostrare ciò di cui, ancora, è capace.

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