L'EREDITÀ DI BUDAPEST: NZOLA E BARAK. PAZZA FIORENTINA, SEI IMPRONOSTICABILE... VAI PRESA COSÌ, SEMPRE TRA ALTI E BASSI. PER FERMARE QUESTA ROMA SERVE UN'IMPRESA. BARONE IL MIGLIOR ALLEATO DI NARDELLA...

09.03.2024 10:37 di  Mario Tenerani   vedi letture
L'EREDITÀ DI BUDAPEST: NZOLA E BARAK. PAZZA FIORENTINA, SEI IMPRONOSTICABILE... VAI PRESA COSÌ, SEMPRE TRA ALTI E BASSI. PER FERMARE QUESTA ROMA SERVE UN'IMPRESA. BARONE IL MIGLIOR ALLEATO DI NARDELLA...
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© foto di Giacomo Falsini

Neanche le vittorie in coppa portano serenità. Ieri il dibattito del mondo viola è stato serrato. Troppi i tre gol subiti dal Maccabi, tante le amnesie difensive, come se poi alla fine il 3-4 in favore degli uomini di Italiano fosse diventato un dettaglio. Ma non è così perché conta vincere e poi si discute del resto. Dopo quel risultato la Fiorentina ha due possibilità su tre nel ritorno a Firenze contro il Maccabi Haifa. Gli israeliani sono una squadra modesta, ma agonisticamente spigolosa e di tanta gamba. In questo turno di Conference League i due Maccabi hanno rifilato 7 reti in totale di cui 4 all'Olympiacos e 3 alla Fiorentina. Il calcio israeliano non è quello di una volta: nel villaggio globale del pallone tutti sanno di tutti, studiano, si preparano e francamente l'Haifa ci è parsa meno scarsa di scozzesi e lettoni affrontati un anno da. 

Detto ciò la Fiorentina ha ancora problemi e alcuni difficilmente saranno risolti prima della conclusione della stagione perché sono strutturali, ci sono lacune che derivano dal mercato estivo, non sanate in quello invernale. Eppure a Budapest qualcosa abbiamo scovato: intanto il carattere, la capacità di non mollare nonostante il campo fosse una schifezza, penalizzante per la formazione più tecnica. I viola per due volte hanno riacciuffato il Maccabi - prima sull'1-2 e poi sul 2-3 - e poi lo hanno ribaltato con i gol di Mandragora e Barak. Anche se e' vero però che Show ha fatto una colossale sciocchezza nel beccare il secondo giallo, lasciando in inferiorità numerica i compagni quando mancava poco più di un quarto d'ora al triplice fischio. 

Un buon segnale, significa che la Fiorentina è viva e i giocatori hanno voglia di sporcarsi maglia, pantaloncini e calzettoni. 

La seconda buona notizia è legata a due uomini ritrovati: Nzola e Barak. Una bella eredità ungherese. L'angolano provato psicologicamente per una stagione deludente ha ripagato Italiano che gli ha concesso un'ulteriore chance, con un gol e un assist. Barak, invocato da molti tifosi, e a ragione, ha segnato allo scadere come a Basilea. Non c'è niente da fare, chi sa far gol non scorda l'arte e il centrocampista ceco non ha mai avuto difficoltà in carriera a inquadrare la porta. Vogliamo credere che Nzola (ora a 5 gol complessivi) e Barak siano due nuove carte da giocare per Italiano in questa convulsa parte finale dell'annata. Aggiungiamo Beltran: l'argentino sa giocare, non si può negarlo. Ha i tempi giusti e ottime letture, tanto che nella posizione di trequartista si trova a meraviglia. Eppure, quando entra in area, scatta in lui l'interruttore dell'opportunista: il gol di punta (è a quota 9 in stagione) è degno dei grandi centravanti che hanno fatto la leggenda del campionato italiano. 

Per il resto, a oltre due terzi di stagione, ci dobbiamo rassegnare alla follia di questa matta Fiorentina: i viola possono battere chiunque e perdere dai peggiori. Vai allo stadio e non sai mai cosa ti capiterà di vedere. Formazione impronosticabile. Va presa così, tra alti e bassi continui, montagne russe che disorientano chi la ama, ma così è se vi pare. 

Domani quale delle due versioni osserveremo? Per fermare questa Roma, rilanciata in grande stile da Daniele De Rossi - al quale facciamo i complimenti perché dopo il licenziamento di Mourinho sembrava che a Roma, sponda giallorossa, non si potesse più giocare al calcio... -, serve un'impresa. E' reduce da 8 trionfi nelle ultime 10 partite totali (sconfitta Inter e due pareggi con il Feyenoord, con il secondo match con gli olandesi però vinto ai rigori), ha un attacco scatenato (26 reti dal 20 gennaio) ed è di base più forte della Fiorentina. Ma come spiegato la Fiorentina è capace di qualsiasi cosa anche di sbriciolare le speranze di De Rossi. 

La vigilia della sfida di Budapest è stata animata dalla vicenda stadio che non consente di annoiarsi. Le parole del direttore generale Barone hanno allargato la frattura tra la società viola e il Comune: ormai è chiaro anche ad un bimbo dell'asilo che la prima non è interessata al progetto di ristrutturazione del Franchi, mentre il secondo negli ultimi tempi ha incassato due jolly non banali, come la proroga dei lavori fino al 2028 e il recupero in qualche modo dei 55 milioni. La campagna elettorale è già cominciata e la bagarre si fa interessante. Anche con aspetti grotteschi. 

Qualcuno attacca Barone perché reo di tirare la volata al centrodestra fiorentino, ma mai accusa fu più infondata. Forse è esattamente il contrario... Se lo scopo del braccio destro di Commisso era infatti quello di picconare il sindaco, con le improvvide dichiarazioni rilasciate a poche ore dalla partita di Conference, ha sortito l'effetto opposto: infatti, i commenti che sono volati in rete e nell'etere hanno registrato un crescente dissenso nei riguardi del dirigente viola. La cosa buffa è che i sindaci, così come i capi del Governo, alla fine del loro mandato sono sempre sulla graticola, indicati come responsabili delle varie criticità, ma in questo caso il sindaco ha accresciuto involontariamente la propria popolarità. Barone gli ha fatto un gran regalo. E poi, via, non crederete mica che certe esternazioni del dirigente della Fiorentina siano frutto di idee politiche? C'è ben altro e riguarda il tema degli investimenti infrastrutturali e quelli non hanno risvolti cromatici, l'importante è che ti consentano di realizzarli. Macché politica: Barone è amico di tutto l'arco costituzionale. Si va dal sindaco Casini, ottimo amministratore del Comune di Bagno a Ripoli (ex Pd adesso Italia Viva, impegnato sempre nel campo della sinistra) al vicepremier Salvini, leader indiscusso della Lega, rappresentante riconosciuto di una destra identitaria. Viviamo un tempo post ideologico...