IL CORAGGIO COME LIMITE O VIRTÙ? ITALIANO E LA "RIMESSA DELLA DISCORDIA"

25.04.2024 10:00 di  Alessandro Di Nardo   vedi letture
IL CORAGGIO COME LIMITE O VIRTÙ? ITALIANO E LA "RIMESSA DELLA DISCORDIA"
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Per i più masochisti: recuperando Atalanta-Fiorentina, se fermate la gara al minuto 93 e 44 secondi, un istante prima della rimessa laterale di Micheal Kayode all'altezza della trequarti atalantina, potete vedere come tutti i calciatori viola di movimento siano nell'inquadratura: oltre a Kayode, ci sono Nico Gonzalez, Ikone e Bonaventura a galleggiare al limite dell'area, c'è Martinez Quarta pronto a inserirsi, ci sono poi Comuzzo e Biraghi un po' più indietro. In posizione di estremi baluardi difensivi ci sono Duncan E Ranieri, dietro più di cinquanta metri di campo. E se qualcuno si chiedesse se questa situazione fosse solo frutto del caos di fine gara, a confutare questa tesi c'è il primo piano, poco dopo, su Vincenzo Italiano, che ad ampi gesti fa cenno ai suoi di andare in avanti. A questo punto anche i più assonnati di voi l'avranno capito: da quella rimessa parte il contropiede nerazzurro per il gol decisivo di Ademola Lookman. 

LA DIFESA DI ITALIANO - Quell'immagine e quell'atteggiamento è stato preso a manifesto del modo di intendere il calcio di Vincenzo Italiano: attaccare, non importa come e in che momento, senza preoccuparsi delle conseguenze. Ma la sconfitta di ieri è davvero frutto di un pensiero così integralista di un allenatore tacciato spesso (non solo a Firenze) di vedere il calcio in maniera strettamente dogmatica? Difficile convincere gli scettici del contrario o, viceversa, mettere gli italianisti di fronte ai limiti di un allenatore ancora in piena fase di maturazione. L'azione della discordia è stata oggetto anche di domande nel post-partita ed è quindi giusto riportare il pensiero, piuttosto lucido, del diretto interessato: "Avevamo davanti un'altra mezzora in dieci contro undici, sarebbe stata ancora più dura da reggere. Abbiamo cercato di mettere una palla dentro per mettere in difficoltà l'Atalanta. Abbiamo fatto di tutto per evitare un'altra mezz'ora che sarebbe stata pesante". La soluzione adottata da Italiano appare molto hoolywoodiana, paragonabile alla classica scena di un film d'azione in cui il protagonista, messo alle strette, deve decidere se lanciarsi da un burrone per scappare. Mal che vada, la sofferenza sarebbe finita ed è così che ha inteso quella rimessa Italiano.

COME PRAGA? - Scamacca per Lookman come Paqueta per Bowen. L'infilata presa al 94' da Biraghi e compagni per molti tifosi è stata una fitta al cuore capace di rievocare i fantasmi di quella notte col West Ham. Anche lì linea difensiva allo sbaraglio a pochi centimetri dal traguardo e beffa sul gong. Ma se in quel caso le alternative per Italiano (in parità numerica e con ancora qualche soluzione da giocarsi dalla panchina) c'erano, stavolta il contesto era diametralmente opposto. Perché, a logica, il ragionamento del tecnico fila: meglio giocarsi tutto in una singola azione randomica come una rimessa laterale stile touche rugbystica, un contesto caotico in cui l'inferiorità numerica può scomparire, rispetto che gettarsi nei supplementari portandosi in casa per un'altra mezz'ora un nemico affamato. Lo hanno dimostrato gli ultimi minuti di gara, quando l'Atalanta ha esondato.

DIFFERENZA DI VALORI - E allora è forse solo spostando Italiano dal banco degli imputati per una rimessa laterale al 94' che è possibile vedere la visione d'insieme di un'azione e della doppia sfida in generale. E vedere quindi che, mentre l'Atalanta forzava il contropiede incriminato con la corsa di Miranchuk, Pasalic e Lookman, la Fiorentina rincorreva la propria porta con Comuzzoe Duncan. Cinque nuovi entrati, cinque nomi che fotografano al meglio quali sono le differenze, ad oggi a tratti abissali, tra una formazione che, pur tacciata di non avere un vero "bomber", ha davanti un centravanti (Scamacca) capace di segnare negli ultimi quindici giorni più del doppio rispetto a quanto messo a referto dalle tre prime punte della Fiorentina da febbraio ad oggi, e un'altra che ha in Martinez Quarta (ieri a segno col settimo sigillo) un difensore capace di avere la stessa produzione offensiva di Nzola e Belotti messi assieme. E torniamo quindi al punto di partenza, alla spietatezza (e bellezza) di un gioco che su due sfide, centottanta minuti in totale, ci porta a scervellarci su una rimessa laterale: la decisione di andare all-in di Italiano forse non è frutto di un'isteria improvvisa ma della consapevolezza che, andando a sfidare un esercito corazzato con spade di legno, si debba contare soprattutto sull'effetto sorpresa.