UNA MACCHINA PERFETTA: COSÌ ITALIANO HA EGUAGLIATO SOUSA

19.09.2021 15:00 di  Andrea Giannattasio  Twitter:    vedi letture
UNA MACCHINA PERFETTA: COSÌ ITALIANO HA EGUAGLIATO SOUSA
FirenzeViola.it
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

L’impressione sempre più netta che sta dando la Fiorentina, partita dopo partita, è quella di essere diventata in pochissimo tempo una macchina perfetta. Magari non esente da piccole imperfezioni (com’è naturale che sia, specie quando si ha a che fare con un gruppo per gran parte nuovo) ma sicuramente calata in una dimensione in cui chiunque, quando entra, sa cosa deve fare. E soprattutto recita la sua parte alla grande. Di esempi, da Roma a fine agosto fino a Genova ieri, ce ne sono stati tanti ed è chiaro che ormai non si debba più parlare di eccezioni ma di consuetudine. 

Da Maleh che pronti-via fa il suo debutto in Serie A all’Olimpico e risulta come uno dei migliori in campo passando per Duncan, pedina in più contro Torino (dai suoi piedi nasce il gol del 2-0), Atalanta e Genoa fino a Saponara e Benassi, decisivi ieri a Marassi con un gol d’autore (più un assist) e una manciata di minuti giocati addirittura come terzino destro, a riprova del fatto che il sacrificio e lo spirito d’adattamento sono diventati il pane quotidiano della nuova Fiorentina di Italiano. E che non importa quanto in basso, nel dimenticatoio, un giocatore fosse finito la scorsa stagione, visto che da quest’anno ormai l’importante è il qui e l’adesso, l’hic et nunc.

Nove punti nelle prime quattro partite sono dunque il bottino più che legittimo che Biraghi e compagni sono riusciti a mettere insieme affrontando l’inizio della Serie A esattamente nel modo in cui l’allenatore l’ha preparata nel corso di tutta l’estate: un inizio così prolifico non si vedeva dalle parti del Franchi addirittura dal 2015/16 (prima stagione di Paulo Sousa in panchina) dove arrivarono tre vittorie nei primi quattro turni (successi contro Milan, Genoa e Carpi e ko contro il Torino). E anche in quella circostanza, l’alchimia che si creò subito tra la squadra e il suo allenatore fu l’elemento decisivo che portò la Viola a sfiorare il titolo di campione d’inverno. A Firenze potrebbe bastare molto meno per continuare a sognare.